Italia Gallica sive Gallia Cisalpina. Incisione in rame del 1595 colorata ad acquerello. Misura della parte incisa cm 35 x 47. Carta geografica della pianura padana, con il corso del Po, estratta dal Parergon. Testo al verso in Latino. Incisa dal cartografo fiammingo Abraham Ortelius (Anversa, 1528-1598) - anche Ortels, Oertel, Orthellius, latinizzato come: Abrahamus Ortelius e italianizzato in Abramo Ortelio. Ortelius fu con Mercatore il grande fondatore della cartografia fiamminga. | Fonte della foto: Galleria Trincia - Stampe Antiche - Roma |
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Fonte: ideararemaps.com
L'incisione è attribuibile all'Ortelius stesso, in quanto tratta dalla rara edizione del Parergon, il primo atlante storico mai pubblicato, edito ad Anversa nel 1624 con il testo al verso di Balthasar Moretus. Per inciderla il cartografo fiammingo si era basato sulle fonti di Livio, Ausonio, Tacito, Catone, Plinio Polibio e Cassiodoro. La carta geografica-storica è centrata su Brescia e descrive in buon dettaglio l’intero nord Italia comprendendo a nord e ovest la catena delle Alpi, a sud il mar Ligure, a est il golfo di Venezia delineato da Aquileia a Ravenna.
Il Parergon fu inizialmente concepito dall’Ortelius come appendice del suo celebre Theatrum Orbis Terrarum ma visto il notevole successo di queste carte storiche divenne in seguito un lavoro indipendente e rimase la fonte principale di tutti i lavori simili per tutto il XVII secolo («The maps and plates in the Parergon have to be evaluated as the most outstanding engravings depicting the wide-spread interest in classical geography in the 16th century» (Koeman) | ideararemaps.com
Ultimo aggiornamento: 31.3.2020
La collana è diretta da studiosi di cinque Università – Bologna, Milano Statale, Modena, Parma, Pavia – da tempo impegnati a indagare i vari aspetti della romanità nell’Italia settentrionale. Essa intende costituire un’occasione di confronto tra vari approcci metodologici e diverse esperienze di scavo e di ricerca, e presentare nuovi dati utili ad approfondire la conoscenza della regione in età romana nei suoi aspetti storici, artistici e sociali. Sono privilegiati studi di metodi e “corpora” di classi di materiali finora mai sistematicamente affrontati o in gran parte inediti. Trovano spazio nella collana indagini su tecniche edilizie, impianti urbanistici, studi iconografici ed iconologici, ricerche su problemi d’arte e d’artigianato artistico e sulla produzione e distribuzione degli oggetti d’uso.
Al Museo archeologico di Oderzo, grazie al prestito del → Museo di Tolmin, saranno esposti fino al 19 gennaio i reperti provenienti dagli scavi del 2010 nel sito di Bizjakova hiša, alla base del Gradič, l’altura che sovrasta Caporetto. In vetrina si possono vedere gli scheletri di sette cavalli e vari oggetti celtici, per lo più armi: cinque spade nel loro fodero, otto punte e un tallone di lancia, parti di diversi scudi e di cinture a catena. Accanto alle armi sono stati ritrovati alcuni oggetti di ornamento come una fibula, due bracciali e un raro bracciale in bronzo, dotato di un sistema di chiusura particolare e di una decorazione a rilievo raffigurante maschere. La tomba ha restituito anche alcune parti di bardature equine: due briglie in ferro ed una parte del morso, mentre in un caso lo scheletro della testa di uno dei cavalli appariva ancora integro, con in bocca il morso.
La fossa, che si data tra la fine del IV e il III secolo a.C., è stata interpretata dagli archeologi, per la tipologia dei materiali ritrovati e la presenza di ossa anche di altri animali, come una sepoltura rituale, effettuata nel corso delle prime migrazioni celtiche verso i Balcani (trevisotoday.it)
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