[a. m.] Sia il precedente carnevale (2020) sia quello attuale, con le restrizioni della quarantena antivirus, è come se non ci fossero (stati). La plurisecolare partita tra il Carnevale e la Quaresima non si gioca per due anni di fila. Così la quaresima vince facile, di fatto s'è presa anche il tempo del carnevale e senza carnevale è tutta quaresima. Quaresima-Quarantena poi sono sorelle gemelle, etimologicamente parlando. Nessuno stupore per la loro penitenziale alleanza.
A consolazione rivediamoci l'emozionante match ritratto nel 1559 da Pieter Bruegel il Vecchio. Quelli eran tempi!
Nella brulicante piazza di Anversa, in Belgio, "vista dall'alto" e dipinta con un'esplosione di dettagli sulle attività che si svolgono contemporaneamente, si scontrano grottescamente Carnevale (o Martedì Grasso) e Quaresima (o Frau Fasten, Signora Digiuno).
Nella scena in primo piano, agli elementi presenti sulla sinistra se ne contrappongono specularmente altri sulla destra di significato rovesciato.
A sinistra, un pingue e rubizzo macellaio (a dire dal coltellaccio che gli pende alla cintola) in camicia azzurra e calzamaglia rossa (colori dell'inganno e del peccato) cavalca un barile di birra rovesciato tirato da due ragazzi festanti, sul quale un secondo coltello tiene conficcata una coscia di maiale, e impugna per la tenzone uno spiedo con testa di porco, polli e salsicce infilzati e appeso un cotechino. Il barile poggia su una slitta azzurra, uguale alla barca che fa da insegna alla certo godereccia osteria “Al naviglio blu” (Dit is in d blau shut) [1].
Lo fronteggia una donna smunta e allampanata, di un pallore malaticcio se non cadaverico, dentro un frusto saio monacale, seduta su una carretta, che oppone a difesa a mo' di lancia una lunga pala da fornaio fornita di appena due aringhe (inconfondibile pietanza quaresimale dei giorni di digiuno e di astinenza dalle carni). Ha per copricapo un'arnia (anche il miele era alimento quaresimale) ed ha segnata in fronte una croce di cenere (secondo la pratica in uso il mercoledì delle Ceneri). Poggiati sulla carretta ci sono ancora altri alimenti di preparazione alla Pasqua: pani, Bretzeln, fichi in un canestro di giunco.
Due uomini in maschera spingono il Carnevale. Uno è vestito di giallo, nel medioevo colore dei giullari e per la rappresentazione di truffatori, imbroglioni, mentitori (come non avere davanti agli occhi la veste gialla di Giuda che dà il bacio a Gesù nel capolavoro di Giotto? [2]). Un frate e una monaca, invece, trainano la carretta della Quaresima tenendone la fune. Ognuno dei due combattenti ha dietro di sè o a lato la propria coda di degni officianti: a sinistra, con cibarie di carne, pane bianco, ciambelle dolci, bevande inebrianti, costumi burleschi, strumenti da musica e ballo, dadi e carte per giochi da bisca o da strada; a destra, ancora con un Bretzel e cialde salate, un cesto di cozze od ostriche, altre aringhe penitenziali, e, per musica, il suono secco e crepitante delle racole di legno [3] agitate da bambini e adulti, simmetriche al Rommelpot [4] (tamburo a frizione) rossastro suonato nel corteggio carnevalesco da un personaggio in mantello a fantasia nera che ne cava un suono cavernoso e lungo facendo vibrare tramite uno stecco la membrana forata che ricopre il recipiente in terracotta. Allo strepito del Rommelpot si somma il rumore emesso da una gratella e un coltello e da un paio di bicchieri strumenti usati dal giocoliere vestito in giallo.
Anche l'architettura contribuisce all'identificazione dei due gruppi: a sinistra un'osteria, a destra la chiesa.
I personaggi a sinistra sono intenti a mangiare, a bere e a rappresentare scene teatrali burlesche di strada, tipiche del festoso periodo carnevalesco, mentre a destra sono inscenate penitenze e mortificazioni, e personaggi abbienti elargiscono elemosine a ciechi, mendicanti e mutilati.
A sinistra, dai balconi dell'osteria si sporge un suonatore di cornamusa in atto di vomitare, più che sputare, e una coppia seminascosta è intenta ad amoreggiare; in strada si recita una farsa carnevalesca “La sposa sudicia” (Vuile Bruid), un matrimonio tra zingari [5].
Sulla via che arriva dalla parte alta del dipinto, sfila una processione di Mezzaquaresima [6], lasciandosi alle spalle un falò del fantoccio dell'inverno, acceso per ingraziarsi la speranza della stagione primaverile, [7] e sta entrando nella piazza una processione di mendicanti lebbrosi [Nota in preparazione] preceduti da un suonatore di cornamusa, mentre, accanto, dei ragazzi giocano intorno a un barile al “Re bevitore” [8] e si rievoca in maniera burlesca l'episodio (dal ciclo carolingio) dei due gemelli Ursone, l'uomo della foresta, e Valentin, il bel giovane. [9] Vicino alle botti accostate all'osteria, s'è formato perfino il corteo degli storpi, [10] capitanati da un Cruepelen Bischop (arcivescovo degli storpi) che s'è calcata una corona di carta in testa come una mitra e indossa un mantello adorno di code di martora.
Al centro - come luogo di "passaggio" dal Carnevale alla Quaresima - si erge intermedio un edificio, una panetteria. Sul davanzale del balcone, il fantoccio di pezza potrebbe essere un Butzemann [11], un caricaturale "babau-uomo nero" che serviva da ammonimento per chi trascurava le pulizie primaverili. Primaverile era anche l’antica usanza di rompere vecchie stoviglie come avviene nello spiazzo davanti alla panetteria.
Dalla chiesa escono in processione o vi fanno ritorno donne e uomini austeri, mesti e curvi, che indossano lunghi mantelli scuri da penitenti. All’interno un sacerdote, al confessionale, sta ascoltanto e assolvendo un peccatore e le statue coperte denunciano già l'imminente settimana santa.
Gli antagonisti Carnevale e Quaresima sono indubbiamente i personaggi-tema, ma un altro enigmatico terzetto, voltato di spalle e quindi imperscrutabile nei volti, si pone come fulcro della rappresentazione, quasi perfettamente al centro del dipinto (insieme al pozzo). È una coppia scortata da un giullare che regge una torcia. L'uomo sotto la veste bruna nasconde l'enorme rigonfiamento di una gobba sulla schiena. La donna, sorretta con sollecitudine dal braccio dell'accompagnatore, sembra totalmente docile alla mano che la sospinge. Porta abiti frusti e penitenziali e dietro le spalle le penzola una grande lanterna legata in vita, ma spenta. Intorno a loro non hanno nessuno dappresso. Sono incamminati verso una direzione, ma non è prevedibile quale. Spaesati, sembrano seguire solo la luce della torcia gestita dal giullare. Il costume che indossa reca i colori dell'inganno, il rosso e l'azzurro, e della follia, il giallo, e, nel panorama simbolico di Bruegel, ben potrebbe trattarsi del demonio stesso. Se, come alcuni interpretano, la coppia fosse l'allegoria (e la parodia?) delle due Chiese, Luterana e Cattolica, che hanno come propri campioni a battersi rispettivamente il Carnevale [12] e la Quaresima, potremmo leggervi - pur senza indizi di partigianeria del pittore per l'uno o per l'altra - la raffigurazione di una cristianità al buio, condannata dai contrasti tra cattolicesimo e riforma protestante, a seguire non la ragione ma la follia.
La gobba dell'uomo sarebbe il simbolo del carico delle colpe e delle debolezze umane, che non avevano modo d'esser perdonate, avendo la Chiesa luterana tolto il sacramento della penitenza; la lampada della donna, spenta e inutilizzata dietro le spalle, sarebbe simbolo di una cattolicità che, invece d'esser luce del mondo, ha dimesso la lanterna, contentandosi di seguire la luce di questo mondo.
Questi due "centrali" attori della scena non sono i soli al seguito di un folle. Entrambi i carri dei combattenti sono infatti guidati da follie e vizio. Unica porzione di umanità non risolta nella fantasmagoria deformata globale, i poverissimi mendicanti e gli storpi appaiono come figure reali, rappresentati senza caricatura nella loro misera condizione, sparsi qua e là nell'indifferenza generale di tutti gli altri. Neppure la coppia allegorica scorge la loro tragedia, eppure sta passando loro accanto. Fa eccezione a questa indifferenza una madre, in basso a destra, che riceve un'elemosina da un fedele appena uscito dalla chiesa, ma la veste rossa che indossa e la vistosa borsa rossa da cui pesca le monete (colori che simboleggiano spesso il peccato e l'inganno) legittimerebbero i dubbi sulla sincerità dell'atto caritatevole esibito davanti a tutti, ipocritamente inteso invece solo a "lavare" la propria anima, a sentirsi a posto. L'uomo accanto gli addita già un mendicante successivo per continuare questo rito seriale...
I duellanti si stanno affrontando in una battaglia dall’esito segnato, dato che la Quaresima segue cronologicamente il Carnevale ed è pertanto destinata a trionfare. Tuttavia, il grandioso compendio umoristico delle cose umane - fatto ruotare da Bruegel intorno al centro della composizione rappresentato dalla coppia di spalle e dal pozzo - è inscritto nella ripetizione ciclica del tempo e delle ricorrenze dell’anno, ritmata in modo corrispondente dalle liturgie sia religiosa sia popolare (soprattutto nel medioevo). Le concezioni e i comportamenti che dividono tutta la massa dei personaggi non sono in vera opposizione. Non lo è quella tra Carnevale e Quaresima, che fanno parte di un ciclo perpetuo: «come la sera del martedì grasso si celebra la morte del primo, la notte di Pasqua decreterà la fine della seconda, in un succedersi di trasgressione e penitenza, carnale e spirituale, sacro e profano, facenti tutti quanti parte della stessa liturgia popolare». Festaioli e penitenti ruotano tutti intorno allo stesso pozzo; chi oggi gozzoviglia domani digiunerà; chi oggi digiuna domani gozzoviglierà. Condizionata e a termine di scadenza è anche la vittoria della magra Quaresima (quadragesima dies) sul grasso Carnevale messo in quarantena al sorgere del mercoledì delle ceneri (Memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris, come recitano i versetti della Bibbia (Genesi 3, 19) nella Vulgata: «Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!»). Le sarà concesso di regnare quaranta giorni all'anno ed una volta alla settimana. Nell'altro tempo «in tutto il mercato ricominceranno i balli e i salti, mentre i mendicanti rasperanno avidamente in terra, in cerca dei cibi sparpagliati e calpestati» [13].
Forse non ci allontaniamo dal registro dell'impietosa e non di meno indulgente narrazione di Bruegel [14] ...
[Per la descrizione del dipinto di Bruegel qui presentata ho tenuto presente, in gran parte, il testo di Alexander Wied, Bruegel, Il Carnevale e la Quaresima, Electa, Milano, 1996]
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I dettagli del dipinto | Gallery | Kunsthistorisches Museum Wien, Gemäldegalerie | bruegel2018.at/fasching-gegen-fasten
Pieter Bruegel der Älter, Once in a Lifetime (2/10/2018-13/1/2019) Mostra in occasione del 450° anniversario della morte di Bruegel | Bruegel - Once In A Lifetime (bruegel2018.at)
In occasione del 450° anniversario della morte del pittore, a Vienna, presso il Kunsthistorisches Museum è stata allestita una mostra dedicata a Bruegel comprendente circa 90 opere, i tre quarti dei dipinti e la metà delle stampe e dei disegni. Molti materiali e video sono ancora on line sul sito del Museo. Indipendentemente da questa specifica mostra, presso il museo di Vienna è depositata la maggiore collezione di dipinti di Bruegel al mondo.
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Claudio Strinati, L'opera del lunedì: La lotta tra il Carnevale e la Quaresima di Pieter Bruegel il vecchio
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