[a. m.] Tra le esperienze più interessanti di imitazione e rifacimento in rime spirituali del Canzoniere petrarchesco, impostosi durante il XVI secolo come canone lirico, si può ben annoverare quella di Lucia Colao, poetessa opitergina del tardo Cinquecento (il suo atto di battesimo è datato 1578), vissuta nel chiostro, celebrata anche dai suoi contemporanei (Celio Magno, Orsatto Giustiniani), ma poi dimenticata.
I suoi componimenti rimasero per lo più inediti e affidati a trascrizioni e compilazioni manoscritte. Lo storico settecentesco Giovanni Degli Agostini riportava nelle Notizie istorico-critiche intorno la vita, e le opere degli scrittori viniziani (1752-1754) che rime di Lucia Colao «scritte a mano si custodiscono appresso i Nobili Signori Amaltei di quell’Antica Città». Un saggio ne fu stampato solo nel 1726, a Venezia presso Antonio Mora, nella raccolta dei Componimenti poetici delle più illustri rimatrici d’ogni secolo, fatta da Luisa Bergalli.
Due codici manoscritti della sua opera sono conservati, uno tardo cinquecentesco presso la Biblioteca civica di Treviso e uno settecentesco - titolato Raccolta di varie Poesie di sei Rimadori da Oderzo, che fiorirono nel Secolo XVI, tratte da’ Mss Originali nell’anno 1736 - presso quella di Vittorio Veneto, in cui il "Canzoniere" della Colao si accompagna a versi di altri noti opitergini appartenenti alla famiglia Melchiori, Ottavio e Ippolito, e di Girolamo Casoni e Giuseppe Giunio Parisi. Essere l'unica donna, accolta in questo “cenacolo” di poeti locali, testimonia la discreta rinomanza e il valore assegnato alle rime della poetessa nella sua epoca.
Da alcuni anni Lucia Colao è oggetto di un rinnovato interesse e studio critico.
Fabiana Savorgnan di Brazzà, ricercatore in Letteratura italiana presso il Dipartimento di studi umanistici dell’Università di Udine, dopo un attento spoglio dell’Archivio parrocchiale di Oderzo, dei manoscritti della Biblioteca civica di Treviso, della Biblioteca civica di Vittorio Veneto e della Biblioteca Bartoliniana di Udine, ha presentato un’antologia di rime della Colao, accompagnata dai pochi dati biografici disponibili, informazioni sulla sua famiglia e sull’ambiente culturale di Oderzo, nel volume Scrittura al femminile nel Friuli dal Cinquecento al Settecento (Gaspari, 2011). La studiosa inserisce così la vita e l’opera di Lucia Colao all’interno dell’esplorazione di quelle figure femminili che tra il Cinquecento e il Settecento, talvolta in condizioni di cattività come quando erano costrette dalla famiglia a una vita monacale o comunque di rigore e solitudine, riuscirono ad esprimere letterariamente la creatività che guidava il loro percorso interiore. «Donne nobili, borghesi, religiose, tutte brillanti e curiose, osservano e scrivono, valutano e trasformano il loro pensiero in scrittura che è testimonianza della loro sensibilità ma anche della società in cui vivono».
È da riconoscere che le rime della Colao mostrano diffusamente una passiva imitazione di versi petrarcheschi, perché «ne ricalcano il modello metrico-stilistico, riprendono a volte il primo verso del componimento del Poeta o ripetono fedelmente versi all’interno del sonetto o della canzone». Tuttavia, rispetto al filone della “lirica spirituale” di un Gabriele Fiamma o di Celio Magno (nota in preparazione), in cui la poetessa si inserisce, la sua voce «quanto all’ispirazione petrarchesca – conclude Fabiana Savorgnan di Brazzà – raggiunge un proprio livello di elaborazione poetica originale».
Anche Virginia Fox, in The Prodigous Muse. Women’s Writing in Counter-Reformation Italy (The Johns Hopkuns University Press, Baltimore, 2011), propende per l’originalità dell’operazione poetica di Colao rispetto ad altre esperienze di riscrittura spirituale del Canzoniere: la poetessa di Oderzo «sviluppa infatti un registro penitente e religioso, proprio di tanta poesia spirituale, entro un impianto intimamente soggettivo, confermato anche da alcuni testi su un sentimento amoroso profano non riconducibili al sottostante testo petrarchesco e che “presumably reflecting an earlier poetic moment in Colao’s career, prior to her shift to a conversional mode».
Più recentemente (2017), col proprio saggio Una riscrittura spirituale femminile dei Fragmenta: le Rime di Lucia Colao, un altro studioso, Andrea Torre, ricercatore universitario in Letteratura italiana presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, ha avviato l’analisi specifica dei travestimenti spirituali dei Fragmenta del Petrarca da lei composti, per potervi scorgere la cifratura più caratterizzante della sua lirica sul piano estetico-formale ed ideologico, in particolare che cosa concretamente la poetessa conservi, sostituisca e risignifichi del lessico e dei contenuti originari petrarcheschi e con quale selezione e modalità vengano risemantizzati e virati, per così dire, alla narrazione della propria personale storia lirica.[ ( ... in preparazione ... ) ]
* * *
© 2025 am+