Migranti, immigrati e processi d'integrazione tra storia e attualità
I veneti in Brasile e la storia delle migrazioni internazionali (secoli XIX-XXI)
Esuli, profughi, rifugiati e (in una parola) migranti
[a. m.] La riflessione di esponenti cattolici sull’emigrazione e la loro azione verso gli emigrati contemporaneamente alla nascita e all’incremento del fenomeno durante gli ultimi decenni dell’Ottocento è ben rappresentata dalla figura di Mons. Giovanni Battista Scalabrini. Vescovo di Piacenza, non operò soltanto entro i confini della sua vasta diocesi, ma partecipò attivamente ai grandi dibattiti che attraversavano la società italiana e la chiesa del suo tempo, come la “Questione romana” e il difficile rapporto tra Chiesa e Stato italiano dopo l’unità nazionale; la “Questione operaia” e il nascente movimento socialista; la “Questione sociale” in cui inserisce il problema migratorio.
Il progetto scalabriniano sulla questione migratoria si proponeva come globale (religioso, politico-legislativo, sociale e civile, economico, sanitario, ecc.). Prevedeva la collaborazione di religiosi, di laici e di persone di buona volontà, e intendeva investire due fronti: Santa Sede e Parlamento italiano. Analizzando i fenomeni nelle loro cause e negli effetti, avvalendosi di proiezioni statistiche, documentandosi sulle norme legislative italiane, europee, americane, Scalabrini informò l'opinione pubblica con numerosi scritti e varie conferenze sul tema migratorio a Genova, Milano, Roma, Firenze, Pisa, Lucca, Treviso, Torino, Ferrara, Palermo, ecc. Istituì in 19 città italiane Comitati e Associazioni di Patronato per gli emigrati, la cui sede centrale a Piacenza era diretta dal conte Volpe Landi (per valorizzare così l’opera del laicato). Nel 1887 fondò la Congregazione dei Missionari per gli emigrati, a cui seguì quella delle Suore nel 1895, e nel 1889 - sul modello dell'omonima società tedesca St. Raphaël-Verein - costituì l'Associazione laicale “San Raffaele italiana, composta dai suoi missionari e da laici collaboratori, attiva specialmente nei porti di partenza e di arrivo degli emigranti.
L'assistenza agli emigrati doveva iniziare già nella propria parrocchia, al porto prima della partenza, sul bastimento durante la traversata dell’oceano, fino all’arrivo e all’inserimento nella nuova società, fino a condividerne la vita, dove era possibile, in tutti questi stadi
Il 30 novembre 2019 è stato inaugurato a Piacenza il nuovo Museo Emigrazione Scalabrini (MES), un percorso multimediale che racconta l’emigrazione piacentina ed emiliano-romagnola dal 1876 ad oggi →
Il museo si trova in via Francesco Torta 14, nella Casa Madre dei missionari scalabriniani, e inizialmente resterà aperto solo il sabato e le domenica, dalle 15,00 alle 18,00. A partire dalla metà di marzo 2020 sarà invece possibile visitarlo anche negli altri giorni ma solo su prenotazione.
Per info: 0523.348611, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
"Il contributo dell’emigrazione italiana nello sviluppo delle viticolture delle Americhe" è un capitolo del bel libro Nel solco degli emigranti. I vitigni italiani alla conquista del mondo, a cura di Flavia Cristaldi e Delfina Licata, Bruno Mondadori, 2015.
Fra le analisi relative a 19 paesi – dall’Europa all’Africa, dalle Americhe all’Asia e all’Oceania – Flavia Cristaldi riserva particolare attenzione al sud del Brasile "tra vigne e dialetti italiani”, dove affluirono, in percentuale maggiore rispetto ad altri, soprattutto gli emigrati veneti. Agli italiani nel Rio Grande do Sul è dedicata anche un'altra pubblicazione dell'autrice, E andarono per mar a piantar vigneti, Todi, Tau Editrice, 2015. Anch'essi o professionalmente (come imprenditori più o meno grandi e prestigiosi, come tecnici qualificati o, nella più parte dei casi, come lavoratori generici) o anche solo per autoconsumo, si sono dedicati alla vitivinicoltura diffondendo tradizioni e saperi, costruendo paesaggi dei luoghi d’origine.
Fonte: 3.bp.blogspot.com/Corriere-Web
Il processo di diffusione della produzione di vino è messo in relazione al miglioramento delle condizioni economiche locali, alle vicende storiche, alle tradizioni alimentari, alla cultura, nonché alla religione. In effetti, se nelle terre della sponda sud del Mediterraneo la religione musulmana non ha favorito la coltivazione di uva da vino, soprattutto dopo la decolonizzazione, in America Latina la religione cattolica ha favorito, fin dal Cinque-Seicento, la produzione del vino per la celebrazione del sacrifico eucaristico. E, sempre in America, la produzione del vino ricevette un particolare impulso all’epoca delle grandi migrazioni, come alimento popolare fondamentale, assieme al pane, per il nutrimento di milioni di lavoratori arrivati dalla nostra Penisola in cerca di fortuna.
Altri saggi focalizzano, infine, anche il "valore identitario della cultura del vino".
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