I quattro appuntamenti:
Giovedì 4 luglio | DANTE, fra le fiamme e le stelle
di e con Matthias Martelli, regia di Emiliano Bronzino, al violoncello Lucia Sacerdoni, Produzione Teatro stabile di Torino e Fondazione TRG Onlus.
Il vissuto di Dante in tutte le sue sfumature....
Giovedì 11 luglio | Non sentire il male | Spettacolo dedicato a Eleonora Duse
di e con Elena Bucci, Produzione Le belle bandiere
Un monologo ne attraversa la vita, gli amori e l’arte e restituisce al pubblico il ritratto di una donna e di un’artista straordinaria.
Giovedì 18 luglio | All’inCirco varietà
Con la compagnia Lannutti & Corbo
Uno spettacolo d’arte varia a cavallo tra il circo teatro e il cabaret.
Giovedì 25 luglio | Pillole di Teatro
Selezione provinciale del Festival regionale del monologo, F.I.T.A. Treviso APS
12 artisti si sfideranno a suon di monologhi.
Eventi ad ingresso libero e responsabile, senza prenotazione. Portare una coperta o un cuscino per sedersi sull’erba.
Organizzata da Compagnia La Caneva APS di Lorenzaga (TV)
Venerdì 28 giugno 2024 | c/o San Giovanni, area festeggiamenti
AMOR E DISONOR di Santo Capizzi (teatro veneto)
Compagnia Le Tradizioni di Giavera del Montello (TV)
Venerdì 12 luglio 2024 | c/o Malintrada, piazzale della chiesa
EL DESTIN XE NE LA MAN...! tratto da Pietro Doria Grasso (teatro dialettale),
traduzione in triestino di Monica Parmegiani
Compagnia L'Armonia APS di Trieste
Venerdì 19 luglio 2024 | c/o Motta di Livenza, Piazza Luzzati
DAI CAMPI AL MAR (teatro canzone)
Teatro dei Pazzi di San Donà di Piave (VE)
Venerdì 26 luglio 2024 | c/o Lorenzaga, piazzale della chiesa
ALL'OMBRA DEL FRASSINO... TUTTI SE LA SPASSINO! di Enzo Consoli (commedia brillante)
Compagnia La Trappola APS di Vicenza
Venerdì 2 agosto 2024 | c/o Motta di Livenza, Piazza Luzzati
LE ALLEGRE COMARI da William Shakespeare> (commedia dell'Arte)
Teatro Immagine di Salzano (VE)
Mercoledì 14 agosto 2024 | c/o Motta di Livenza, piazzale della Madonna
STAND UP BALASSO di Natalino Balasso (monologo)
Compagnia Il Satiro Teatro APS da Paese (TV)
Inizio spettacoli ore 21 | Ingresso libero | Le serate sono garantite anche in caso di maltempo.
Informazioni: 3496091717 - www.compagniateatralecaneva.it
La manifestazione che accompagna l’estate trevigiana è giunta alla sua 34ª edizione: 15 serate di musica; Percorso del Gusto e Mostra-Mercato; Ingresso gratuito (con contributo responsabile per sostenere il Festival)
Orari | 18.00 APERTURA FESTIVAL | 18.30 PALCO SS. QUARANTA live | 19.00 PALCO CACCIANIGA live | 20.00 PALCO SAN MARCO main stage | 23.30 PALCO CACCIANIGA dj set
Un insieme di racconti, per scoprire con ironia semplicità e schiettezza come eravamo. Storie di paese, raccontate con spirito di osservazione da alcuni autori del nostro territorio. Storie che fanno sorridere e riflettere.
Dalla pancia del cavallo fuoriescono gli Achei, mentre i Troiani sono immersi nel «duro sonno».
Ettore appare in sogno a Enea, gli dice che ormai la città è presa, che deve fuggire con i sacri Penati e fondare nuove mura dopo peregrinazioni sul mare.
Le grida sopraggiungono, Enea si sveglia dentro la città sconvolta. Se lo prende quel sentimento che afferra i guerrieri: il furore della morte bella, la morte per la patria quando tutto è già perduto.
C’è una sola salvezza pei vinti, non sperare in alcuna salvezza.
Enea decide che combatterà fino all’ultimo, lo affiancano altri compagni, attraversano Troia nel tentativo di salire verso la rocca.
Accade di tutto, colli azzurri di serpente, armature lucenti, dardi, lunghi portici e atrii vuoti, cuori roventi, il mare che risplende per gli incendi.
Chi potrebbe narrare con parole la strage di quella notte; e le morti? Chi potrebbe trovare le lacrime, quante ne occorrerebbero ai nostri dolori? La città antica che aveva regnato per tanti anni rovina: qua e là giacciono senza vita corpi infiniti, lungo le strade, nelle case, sulla soglia dei templi.
Dopo aver perso quasi tutti i compagni, Enea arriva alla rocca di Troia. Nel palazzo reale risuonano pianti fin nelle stanze più intime. Le porte sono divelte, i Greci sono ovunque.
C’è questo Priamo vecchio, questo re consunto nel corpo ma ferreo nell’animo che come ultimo gesto impugna le armi di guerra «da troppo tempo deposte». Gli stanno come un vestito largo, una pelle lasca, che invece di rilanciare l’antica forza, sottolinea l’impietosa contraddizione.
Nel cortile al centro del palazzo, circondata da figlie e nuore, la moglie Ecuba lo ammonisce: “Che fai, infelice?”. Se ci fosse stata qualche speranza di vincere per mano umana, sarebbe bastato il figlio Ettore. Non possono più nulla. Solo abbracciare l’altare che si erge nel cortile.
Poco dopo arriva Pirro, figlio di Achille, che fa scempio di Priamo. Enea assiste e pensa al padre Anchise, al piccolo Iulo, alla moglie Creusa. Li pensa soli, nella casa forse già distrutta.
Vede Elena. Vorrebbe ucciderla: che almeno non possa tornare un giorno a regnare a Sparta o Micene, che non riveda marito, padre e figli, che non abbia al suo servizio schiave e schiavi troiani. Che non possa avere l’agio, il regno, la venerazione – lei, che è la causa di tutto.
Lo ferma l’apparizione della madre, Venere. Elena non c’entra, è l’ostilità degli dei. Che dunque Enea corra alla sua dimora, raduni i suoi e fugga; lei lo proteggerà.
Enea raggiunge la casa, ma Anchise, il vecchio padre, si rifiuta di abbandonare Troia. Preferisce la morte all’esilio. Chiede che lo lascino lì.
Enea non ne vuole sapere. Se Anchise non verrà, nessuno partirà. Torna quindi al suo proposito di morire in battaglia, difendendo la città.
Padre, speravi davvero che io potessi fuggire senza di te? Parole così tremende uscirono dalla tua bocca?
Arriva però un presagio divino: sulla testa del piccolo Iulo appare una piccola fiamma, poi rimbomba un tuono da sinistra e la scia di una stella percorre il cielo. Anchise intrepreta il segno e comprende che c’è ancora speranza per la discendenza di Troia. Acconsente a seguire Enea.
Da lì in poi: pene e vicissitudini, ma Enea arriverà nel Lazio.
Libro secondo dell’Eneide. Un Virgilio maestoso. Una storia di umanità, un’epica che ci si addensa nelle vene, che sta tra i miti fondativi del nostro spirito, della nostra cultura, della nostra penisola. Non importa che la narrazione sia vera o falsa, importa che dica. Che parli. Che testimoni. Che generi lacrime e brividi e pietas.
Nella fuga da Troia, Enea prende sulle spalle Anchise. Non ha dubbi. Salvarsi insieme a lui o piuttosto nessuna salvezza.
Ecco perché ci inorridiscono discorsi come “dovete prepararvi a perdere i vostri cari”. Ecco perché non dobbiamo lasciare un solo millimetro al pensiero biforcuto “tanto colpisce per lo più gli anziani”. Ecco perché ci opponiamo al calcolo dell’utilità, ai numeri asettici spogliati delle loro storie, alle stime basate sull’interesse.
La fragilità dei nostri padri è la nostra, la vulnerabilità delle nostre madri è la nostra. Ma anche la loro saggezza, la loro guida, la lunga vista che a noi manca.
Nelle nostre radici c’è la pietas. E la pietas legittima un solo pensiero: l’unica salvezza è salvarsi insieme.
* * *
Le citazioni dal testo virgiliano (in corsivo) sono nella traduzione di Cesare Vivaldi (Eneide, Garzanti, 2010)
L'articolo di Giovanna Miolli è tratto da Diario del primo giorno, il blog "contingente" che l'autrice ha deciso di tenere durante l'emergenza del covid19, contingente perché «Ha un inizio e una fine. Precisi. Comincia oggi, 13 marzo, e si conclude a emergenza terminata. Perché sì: ci arriveremo» | diariodelprimogiorno.com
Non ho nessuna particolare autorità per aggiungere mie meditazioni appropriate alla καταστροϕή (catastrofè) - proprio secondo etimologia greca: «capovolgimento, rovesciamento», quindi punto di scioglimento (ma anche di riannodamento, di riforma?) di questi giorni di contagio e di morte. Ma so che al virus che esanima i corpi annichilendone il πνεύμα (pneuma), "respiro", "aria", "soffio vitale", e li lascia svuotati, non ci si può opporre con animo vuoto o mente malata.
C'è una risposta della filosofia? Mi pare che essa riecheggi fin dall'antico e offra consolazione anche se non può sanare l'irreparabile. Michel Onfray è uno dei filosofi contemporanei più controversi ed anche difficilmente definibili, continuatore delle concezioni materialistiche ed ateistiche, reinterprete del pensiero edonistico classico innervato da un'altrettanto impegnativa impronta etica e politica. Anche senza aderire alla sua "presa di parte", è fra coloro che offrono un pensiero che non è salutare sottostimare o con cui rifiutare il confronto.
Le Figaro (←lefigaro.fr/michel-onfray) ha ospitato il 27 marzo una sua intervista "Comment la philosophie peut nous aider à traverser cette épreuve", di cui oggi La Repubblica ripropone la traduzione.
Michel Onfray: «Comment la philosophie peut nous aider à traverser cette épreuve»
En cette période tragique et pendant ce long confinement, le penseur nous invite à lire les stoïciens. Et il nous fait partager sa passion pour les moralistes du Grand Siècle
Par Alexandre Devecchio
LE FIGARO - En ces jours éprouvants pour tous, quels grands esprits conseillez-vous de lire? Quels penseurs lisez-vous vous-même actuellement?
MICHEL ONFRAY - Pour penser la question du coronavirus, le mieux est d’avoir recours à Nietzsche, notamment à sa méthode généalogique. Le philosophe allemand aide en effet à penser la question des causalités dans une époque qui aime tant activer les catégories de la pensée magique. Les versions complotistes font rage, les lectures religieuses également: une invention du capital pour faire des bénéfices, une création des Américains pour supprimer la suprématie chinoise, voire un projet chinois, mais également, version du frère de Tariq Ramadan, une punition divine à cause du dérèglement des mœurs de notre époque, le délire ne manque pas. La philosophie aide à activer les causalités rationnelles construites par les philosophes atomistes, matérialistes et épicuriens de l’Antiquité. Quant aux auteurs à lire, c’est sans conteste vers la philosophie antique ...
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Fonte dell'immagine: Biblioteca Comunale di Treviso | nuovabibliotecamanoscritta.it
Francesco Daniotti Sanfiore è autore del manoscritto Memorie opitergine, databile 16 gennaio 1712, ricopiato poi da Natale Melchiori di Castelfranco, che vi aggiunse «varie altre notizie tutte attinenti allo stesso Opitergio»
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Finalmente libere per legge le fotografie, scattate con mezzo proprio (senza flash, stativi o treppiedi), di documenti d’archivio consultabili in via ordinaria e di volumi a stampa non più coperti da diritto d’autore. Nel lessico giuridico libere non significa solamente “gratuite”, ma anche esenti da qualsiasi autorizzazione preventiva, esattamente come già avviene nei musei. Sarà inoltre possibile diffondere e scambiare con qualunque mezzo le fotografie di beni bibliografici e archivistici per qualsiasi finalità culturale diversa dal lucro, non più quindi solo per ragioni strettamente “personali” o “di studio”.
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