Gino Borsato può figurare a buon titolo nella galleria dei pittori che sono entrati in relazione con la storia culturale di Oderzo, poiché è l'autore dei quattro grandi dipinti celebrativi di episodi e personalità della storia cittadina in età romana e medievale, risorgimentale e primo-novecentesca, commissionatigli nel 1935 per la sala consigliare del palazzo Comunale ove tuttora sono esposti.
L'esecuzione fu programmaticamente retorica, dovendo i quattro giganteschi pannelli (cm 268 x 236 ciascuno) testimoniare la virtus (il valore) di Oderzo fin dall'atavica Opitergium, proprio nei momenti di discussione e deliberazione delle assemblee consigliari. Cosicché da allora, senza interruzione, gli amministratori della città hanno come aulica cornice del loro mandato il Sacrificio dei militi opitergini tra le isole di Cherso e di Veglia durante la guerra farsalica nel 49 a.C., la Elezione del primo doge di Venezia Paoluccio Anafesto a Eraclea nel 697, Francesco Dall'Ongaro [che] abbatte l'insegna dell'ambasciata austriaca a Roma nel 1848, la Requisizione austriaca delle campane del Duomo durante la Prima guerra mondiale ...
Gino Borsato, Sacrificio dei militi opitergini tra le isole di Cherso e di Veglia durante la guerra farsalica nel 49 a.C.
Gino Borsato, Requisizione austriaca delle campane del Duomo durante la Prima guerra mondiale
Dopo il periodo di profugato con la famiglia a Sermide (MN), il padre avviò il ragazzo a bottega presso il pittore e decoratore Giuseppe Moro. Le qualità dimostrate lo portarono a frequentare prima il Liceo artistico di Venezia poi a iscriversi all'Accademia di belle arti, seguendo per i primi tre anni come maestro di figura Ettore Tito.
Le prime rilevanti esperienze furono nell'ambito dell'arte sacra. Nel 1925, appena ventenne, vincitore in un concorso, ebbe l'incarico di eseguire la pala del santo per la riedificata Chiesa di San Cristoforo di Tonezza del Cimone (VI), andata completamente distrutta nei furiosi combattimenti che sconvolsero la zona durante la prima guerra mondiale. Dal pittore e architetto trevigiano Antonio Beni - che aveva un ruolo importante nell'opera di ricostruzione degli edifici sacri distrutti - impedito da problemi di salute, gli fu affidato anche il completamento delle pale d'altare, già approvate in bozzetto dalla Commissione d'arte sacra, per le chiese della diocesi di Treviso danneggiate.
Affrontò in seguito anche la figurazione storico-patriottica, quando nel 1930, durante il servizio militare come sottotenente del 55º Reggimento fanteria "Marche", dipinse su incarico dei suoi superiori due grandi tele raffiguranti gli episodi della morte di Edmondo Matter e Cesare Colombo(1), entrambi caduti sul Carso e medaglie d'oro al valor militare alla memoria, e il Ritratto del Colonnello Rossi.
Per la reputazione nell'ambito della pittura storica di impostazione celebrativa, nel 1935 gli furono commissionati quattro grandi pannelli per la sala consigliare del palazzo Comunale di Oderzo che illustravano episodi e personaggi della cittadina lungo la sua millenaria vicenda.
Chiamato alle armi nel periodo della seconda guerra mondiale, dovette abbandonare temporaneamente il lavoro e ritornò a Treviso solo dopo l'armistizio. Il suo studio andò distrutto nel bombardamento di Treviso del 7 aprile 1944 e fu costretto a lavorare temporaneamente a Dosson nello studio di Antonio Beni (morto nel 1941)
Nell'immediato dopoguerra fu coinvolto nella vita amministrativa della città. Eletto consigliere comunale nella lista della Democrazia Cristiana come indipendente, fece parte della giunta comunale prima come assessore supplente all'edilizia, poi come assessore effettivo ai servizi generali, e restò membro della Commissione edilizia per la toponomastica cittadina per circa un ventennio. In quel periodo gli fu anche proposta la candidatura a deputato parlamentare, ma rifiutò per non abbandonare il suo lavoro.
Negli anni sessanta, diminuite drasticamente le commissioni di arte sacra dopo il Concilio Vaticano II, si diradò anche il suo intervento in questo ambito e si dedicò maggiormente alla pittura paesaggistica e alla natura morta e proseguì nella ritrattistica. Fu l'occasione per allestire alcune mostre personali: la sua prima nel febbraio 1968 e la seconda a gennaio-febbraio del 1971, entrambe ospitate dalla galleria Giraldo di Treviso. A luglio dello stesso anno moriva per un infarto.
Alla fine del 1978 il Comune di Treviso organizzò presso il Museo Ca' da Noal la mostra retrospettiva Gino Borsato, la sua terra e la sua gente, curata dal critico d'arte Luigina Bortolato.
Note
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Gino Borsato, Paesaggio di Treviso
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