Venerdì 4 ottobre, al Bosco delle Viole di Mansuè, ci verrà offerta una serata di riflessione e dialogo sul tema di Natura e Poesia, secondo Luciano Cecchinel.
Interloquiranno con lui Giampietro Fattorello (autore, negli ultimi due numeri della rivista Archivio Storico Cenedese del saggio in due parti Dire la sindrome da ineffabilità: la poesia di Luciano Cecchinel), Alessandro e Gianfranco Marchetti.
Sabato 16 ottobre 2021 - tra le iniziative della Settimana della poesia della sesta edizione del Premio Mario Bernardi - si colloca l'Itinerario letterario per le vie di Oderzo "SULLE ORME DEI POETI OPITERGINI", condotto dagli studenti della neocostituita Associazione Ad loca nostra, coordinata dalla prof. Martina Visintin.
L'appuntamento è alle ore 16. Partendo dalla Chiesa della Maddalena di Oderzo, si raggiungeranno i luoghi e le dimore della città che permettono di raccontare le vicende biografiche di Lucia Colao, gli Amaltei, Girolamo Casone e Francesco Melchiori, accompagnate dalla lettura di una opportuna scelta dei loro versi. | La partecipazione è libera.
L'intento è primariamente la documentazione e l'esemplificazione di esperienze della letteratura del Veneto in qualcuno dei vari "dialetti veneti", per usare la formulazione "operativa" proposta dall'Accademia del teatro in lingua veneta. Il discorso fatto per la «letteratura teatrale, da Ruzante a Calmo e Giancarli, dalla fitta e meno nota schiera degli autori del Seicento, da Goldoni a Gozzi, da Selvatico a Gallina, da Simoni a Rocca a Palmieri, per limitarsi a pochi nomi», si può applicare alla «parallela - e ancora viva - tradizione nei registri della poesia, che al contrario della pratica teatrale, che privilegia normalmente le parlate cittadine e su tutte il veneziano, utilizza le parlate delle "piccole patrie", un caso per tutti l'"idioma" di Pieve di Soligo per Andrea Zanzotto».
Qui non si affronta né la questione "dialetto o lingua" né quella correlata "veneto o veneziano" (che si può vedere documentata nel ns. sito Dialetti veneti vs lingua veneta). L'uso delle denominazioni "veneto" / "veneziano" non comporta la convinzione che «sia mai esistita una lingua "regionale" o che coprisse tutto il territorio dell'antico stato veneziano, ma piuttosto una lingua centrale, il veneziano, e altre lingue o dialetti, nelle molteplici varianti territoriali e nei diversi gradi di apertura alla comunicazione mercantile. [...] È evidente che il pavano di Ruzante non è il veneziano misto delle commedie del quasi contemporaneo Andrea Calmo, che il veneziano "civil" di Carlo Goldoni non è la stessa lingua che userà nel secolo successivo Giacinto Gallina e che, a sua volta, è completamente diversa dal veneto di terraferma di Simoni o di Palmieri, tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento».
* * *
© 2024 am+