La mostra è stata prorogata ed è tuttora visitabile, dopo la chiusura a causa delle misure restrittive anti-covid.
Presso Palazzo Foscolo e il Museo Archeologico di Oderzo è allestita la mostra archeologica "L'anima delle cose - Riti e corredi dalla necropoli romana di Opitergium", sei secoli di storia, dal I al VI d.C., raccontati in un viaggio attraverso reperti inediti, alla scoperta dell'antica Opitergium e dei suoi abitanti.
Sono presentati, per la prima volta, in una visione d'insieme, alcuni tra i corredi più belli e significativi, rinvenuti nelle indagini archeologiche che, a partire dagli anni Ottanta, hanno interessato il centro di Oderzo portando alla luce importanti evidenze dell'antica città romana e rivelando il glorioso passato dell'abitato.
Nelle Collezioni digitali PHAIDRA è disponbile anche l'Archivio delle Edizioni Ca' Foscari che mette on line i propri libri e riviste. Si può da qui consultare e scaricare in formato pdf anche il catalogo pubblicato a corredo della mostra "L'anima delle cose". Il volume si compone di una serie di saggi che focalizzano sviluppo, topografia e ritualità della necropoli opitergina, cui fanno seguito 94 schede relative ad altrettanti corredi funerari databili tra I e VI secolo d.C.
Apertura, visite e prenotazioni
Il mosaico di tessere lapidee bianche e nere di forma quadrangolare fu rinvenuto a Oderzo nella seconda metà dell’800 nella zona di villa Bortoluzzi, nel quartiere di San Martino, tra via San Giuseppe e via Masotti, in un terreno di proprietà del conte Revedin che lo donò poi al Museo Civico di Treviso dov'è tuttora conservato. Presentava un’ampia macchia di bruciato, causata, probabilmente, dall’incendio che dovette segnare la fine del vano di cui era pavimentazione.
Gli elementi decorativi che formano la fitta trama di questo mosaico si ritrovano in altre opere musive romane, soprattutto della Venetia (la X Regio), riferibili al I e al II secolo d.C. I motivi meno consueti sono quelli della corona e dei tralci. Il tralcio stilizzato con duplice voluta trova però un puntuale confronto in un mosaico di Aquileia databile al II secolo, epoca in cui si inquadra anche questo esemplare.
᾿Oπιτέργιον δὲ καὶ Κωνκορδία καὶ Ἀτρία καὶ Ὀυικετία καὶ ἄλλα τοιαῦτα πολισμάτια ἧττον μὲν ὑπὸ τῶν ἑλῶν ἐνοχλεῖται, μικροῖς δ᾽ ἀνάπλοις πρὸς τὴν θάλατταν συνῆπται. τὴν δ᾽ Ἀτρίαν ἐπιφανῆ γενέσθαι πόλιν φασίν, ἀφ᾽ ἧς καὶ τοὔνομα τῷ κόλπῳ γενέσθαι τῷ Ἀδρίᾳ μικρὰν μετάθεσιν λαβόν. Ἀκυληία δ᾽, ἥπερ μάλιστα τῷ μυχῷ πλησιάζει, κτίσμα μέν ἐστι Ῥωμαίων ἐπιτειχισθὲν τοῖς ὑπερκειμένοις βαρβάροις, ἀναπλεῖται δὲ ὁλκάσι κατὰ τὸν Νατίσωνα ποταμὸν ἐπὶ πλείστους ἑξήκοντα σταδίους. ἀνεῖται δ᾽ ἐμπόριον τοῖς τε Ἑνετοῖς καὶ τοῖς περὶ τὸν Ἴστρον τῶν Ἰλλυριῶν ἔθνεσι: κομίζουσι δ᾽ οὗτοι μὲν τὰ ἐκ θαλάττης, καὶ οἶνον ἐπὶ ξυλίνων πίθων ἁρμαμάξαις ἀναθέντες καὶ ἔλαιον, ἐκεῖνοι δ᾽ ἀνδράποδα καὶ βοσκήματα καὶ δέρματα. ἔξω δ᾽ ἐστὶ τῶν Ἑνετικῶν ὅρων ἡ Ἀκυληία. διορίζονται δὲ ποταμῷ ῥέοντι ἀπὸ τῶν Ἀλπείων ὀρῶν, ἀνάπλουν ἔχοντι καὶ διακοσίων σταδίων ἐπὶ τοῖς χιλίοις εἰς Νωρηίαν πόλιν [...]
Traduzione: Ma Epiterpo, Concordia, Atria ed Ucezia, ed altre consimili cittadelle sono manco soggette alle paludi, e comunicano col mare per mezzo di piccoli canali. E dicono che Atria fu un’illustre città, tanto che da quella venne il nome al golfo Adriatico colla mutazione di una sola lettera. Aquileia, che più d’ogni altra è vicina all’ultimo recesso del golfo, la fondarono i Romani, e fortificaronla contro i Barbari abitanti nelle parti superiori. Si naviga alla volta di questa città rimontando il fiume Natisone per lo spazio di circa sessanta stadii; e serve d’emporio a quelle fra le nazioni illiriche che abitano lungo l’Istro, le quali vi portano le produzioni marine, e il vino che mettono in botti di legno su carri e l’olio: e i Romani vi conducono schiavi, pecore e pelli. Questa città d’Aquileia è situata fuor dei confini degli Eneti, ai quali serve di limite un fiume ch’esce delle Alpi e che può navigarsi contro la sua corrente ben settecento stadii fino alla città di Νοrea ... [Trad. di Francesco Ambrosoli]
Traduzioni italiane di Strabone
Saggi
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