Partigiano della Brigata "Girardini"
Nato nel 1923 a Treviso era un'operaio, col grado d'istruzione di 5a elementare, ufficialmente arruolato nella Milizia Ferroviaria, ma aveva aderito al movimento partigiano e apparteveva alla Brigata “Girardini” della Divisione “Osoppo”. Il fratello era invece sergente maggiore dell'esercito della Repubblica Sociale.
Artefici della cattura di Tinazzi furono due fascisti della prima ora, abitanti entrambi a Chiarano: Levi Vidali, squadrista della Marcia su Roma (il quale era cugino da parte di madre - Fosca Tinazzi - del partigiano Carlo) e Pietro Sterchele, già commissario politico del Fascio locale. La loro denucia presentata al comandante delle Brigate Nere di Oderzo, Martinuzzi, «noto per il suo zelo feroce», perché «fosse mandato in Germania», ebbe invece come risultato che «il Tinazzi fu tratto in arresto e poscia ucciso dalle Brigate Nere» [Sentenza 75/45 del 11.09.1945 della Corte di Assise Straordinaria di Treviso | Cfr. Trascrizione Istresco, Sentenze della Corte d'assise straordinaria di Treviso (1945 - 1947), pp. 172-174.
Arrestato infatti dalle Brigate Nere di Oderzo nel corso di un’azione a Fossalta Maggiore, non fu trasferito nel capoluogo, come il questore di Treviso Vico Farulli - su supplica della sorella di Carlo Tinazzi - aveva chiesto di fare al maggiore Martinuzzi. La sera del 5 marzo il giovane detenuto fu condotto sino al fiume Livenza, in località Croce di Navolè, e accoltellato dai militi della Brigata Nera, che si giustificarono con il tentativo di fuga del prigioniero. Il cadavere ritrovato l'indomani sull'argine del Livenza risultava trafitto da ben ventotto pugnalate, troppe per non pensare a una deliberata e spietata esecuzione.
Bibliografia / Sitografia
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