Ad un lustro dalla nascita, Archivio Storico Cenedese mostra il proprio consolidamento scientifico ed editoriale con gli studi e le ricerche che formano l’ultimo numero della rivista annuale. Lo “spessore” della pubblicazione non è dato solo dalla mole di pagine, ma soprattutto dalla qualità dei contributi. Imprese analoghe, nel panorama culturale della provincia e forse anche della regione, ormai non si conoscono più, capaci di tenere insieme rigore della ricerca e scelta di argomenti non per esibire pura erudizione, ma per sciogliere ricche implicazioni – anche quando si tratti di temi minuti e particolari – con la storia culturale del territorio preso ad ambito d’interesse, storia maggiore non meno che minore. Il rischio da accettare per tale politica editoriale è di non poter contare su una cerchia ampia di lettori, condizione che richiede la gratuità delle funzioni di direzione, redazione, supervisione scientifica e collaborazione di autori, e qualche forma di mecenatismo. Si rende tanto più apprezzabile perciò la determinazione di tener viva l’impresa e di ampliare la sua coerenza con la prospettiva programmatica iniziale verso l’ambito non strettamente “vittoriese” ma cenedese nel senso della profondità storica dall’Alto Medioevo in poi.
- Archivio Storico Cenedese, 5/2020 | ascenedese.it/ultimo-numero
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L'appuntamento per la presentazione pubblica di quest'ultimo numero - a causa delle restrizioni sanitarie imposte dalla diffusione del coronavirus - è stato rinviato e sarà riprogrammato non appena possibile. Il primo si terrà sicuramente a Tarzo; un secondo è previsto ad Oderzo. Ci si potrà tenere aggiornati visitando sia il sito ascenedese.it sia le pagine it.facebook.com/archiviostoricocenedese
Che cosa troviamo nell'ultimo numero
Nell’ultimo numero, figurano i saggi di Paolo Evangelisti, Vanni Veronesi, Roberto Costella, Paolo Feltrin; le comunicazioni di Giovanni Tomasi e Massimo della Giustina; le brevi dello stesso e di Lorena Gava.
I sermoni (1493-1494) di Bernardino da Feltre, alias Martino Tomitano, sono analizzati da Paolo Evangelisti per le implicanze con moneta, denari e mercato.
L'umanista Trifone Gabriel (San Polo di Piave 1470 - Venezia 1549), figura rilevante ma trascurata del Rinascimento italiano, è oggetto del primo di una serie di contributi di Vanni Veronesi.
Roberto Costella inizia una ricognizione sulla pittura moderna e contemporanea a Oderzo, integrando la storia dei pittori di Oderzo con quella della pittura a Oderzo, in confronto - per alcune stagioni storiche - con i coevi esiti artistici veneziani.
Paolo Feltrin offre un'attesa irruzione nella contemporaneità già storicizzabile: i democristiani veneti nella “prima Regione”, dall'insediamento nel 1970 al momento della crisi del sistema politico veneto nel 1992, quando questo partito, nonostante l’apparente solidità che proveniva dai risultati elettorali, rivelò - per ragioni interne ed esterne - una debolezza che non gli permise di sopravvivere, emblematizzata dalla vicenda dell’ultimo presidente, Franco Cremonese.
Agli autori degli affreschi di palazzo Gabrieli a San Polo di Piave (il pittore Iacobo da Conegliano e il doratore Donato da Bergamo, nel 1552) è dedicata la comunicazione di Giovanni Tomasi.
Massimo Della Giustina argomenta - fondandosi su un nuovo documento proveniente dagli archivi patavini - sull'attribuzione al pittore Girolamo Denti della Pala di Ceneda "Madonna con San Rocco e San Sebastiano ed il committente Bonetto Sarcinelli", già avanzata un quarantennio fa da Giorgio Fossaluzza.
Una pergamena proveniente dal fondo dell’Abbazia di Follina dà modo ancora a Massimo Della Giustina di proporre alcune riflessioni sul Cenedese, il ruolo dei Caminesi e la struttura di potere che attorno a questa famiglia faceva perno.
Infine Lorena Gava invita alla scoperta dell'opera di Bruno Donadel (1929-2019), il pittore solighese recentemente scomparso.