Marina Querini Benzon (Corfù, 1757 - Venezia, 1839)

Ci porta a trattare di Marina Querini Benzon la presenza a Chiarano di una villa costruita al principio del XVIII secolo dalla famiglia patrizia Benzon di Venezia, che annoverò fra le proprie dame appunto la notissima Marina, nata Querini, andata sposa appena ventenne (1777) al ventottenne conte Pietro Giovanni Benzon, «non certo per amore, ma per la solidità del blasone di famiglia e del suo patrimonio» (Silvino Gonzato, Venezia libertina: Cortigiane, avventurieri, amori e intrighi tra Settecento e Ottocento, Neri Pozza Editore, Vicenza, 2015), rimasta immortalata come femme fatale nei versi dell'intramontabile barcarola in dialetto veneziano "La biondina in gondoleta" composta nel 1788 dal poeta Anton Maria Lamberti (1757-1832) e musicata da Johann Simon Mayr (1763-1845), il maestro di Gaetano Donizetti.
«Fu una delle veneziane libere nel pensiero, nei costumi, nei gesti e nelle parole che il Settecento produsse a Venezia, animatrice di uno dei cenacoli artistici e letterari più conosciuti in città, insofferente alle regole della vecchia aristocrazia, fiera e libera di festeggiare la caduta del governo veneziano nel maggio 1797» (Alberto Toso Fei,cMarina Querini Benzon, nobildonna veneziana, «Il Gazzettino», 3.3.2020 | ilgazzettino.it/nordest/venezia).
Bibliografia e sitografia:
- [2020] Alberto Toso Fei, Marina Querini Benzon, nobildonna veneziana, «Il Gazzettino», 3.3.2020 | ilgazzettino.it/nordest/venezia
- [2015] Silvino Gonzato, Venezia libertina: Cortigiane, avventurieri, amori e intrighi tra Settecento e Ottocento, Neri Pozza Editore, Vicenza, 2015 | books.google.it/v3DfCgAAQBAJ
- [1994] Tiziano Rizzo, La Biondina in Gondoleta – Marina Querini Benzon, una Nobildonna a Venezia fra Settecento e Ottocento, Neri Pozza Editore, Vicenza, 1994 | Reperibilità: ossidiane.it/la-biondina-in-gondoleta
- [1923] Raffaello Barbiera, Nella città dell'amore. Passioni illustri a Venezia (1816-1861). Con lettere inedite di Giorgio Sand; con altri nuovi documenti ed illustrazioni, Fratelli Treves Editori, Milano, 1923, pp. 49-55 | ia800209.us.archive.org | Leggi pdf
- [s. d.] Palazzo Querini Benzon | canalgrandevenezia.it/palazzo-querini-benzon
La biondina in gondoleta | Ascolta
Testo: vec.wikisource.org/wiki/La_biondina_in_gondoleta | lieder.net/lieder
La biondina in gondoleta, cantata da Claudio Villa
La biondina in gondoleta cantata da Giuliano Bernardi
Marina Crivellari Bizio, Marina Querini Benzon, (Eventi Circolo Veneto, 28/9/2023)
Raffaello Barbiera, Nella città dell'amore. Passioni illustri a Venezia (1816-1861)
A Venezia, nel suo palazzo di San Benedetto, sul Canal Grande, Marina Querini Benzon, accoglieva Antonio Canova; lord Byron e gli amici di lui, l'inevitabile Ippolito Pindemonte, il poeta veneziano Luigi Carrèr, il patrizio Jacopo Foscarinì, dalla patriottica Musa vernacola, che tentava di difendere Marina da accuse atroci. Altri ancora entravano e folleggiavano nel magico circolo di lei.
Marina, nei suoi bei giorni, fu infatti, una maga: scintillava per il brio tutto veneziano, accompagnato da grazia allettatrice, specialmente allora che ella voleva lanciarsi alla conquista di qualche nuovo amore. Gli occhi azzurri, furbeschi; la carne di latte, i capelli biondi, la leggiadra, sottile persona le davano malìe, che il ritratto dipinto dal Longhi non rende a chi si fosse formata di lei una immagine più geniale.
La paterna prosapia, Querini, andò gloriosa: – due dogi, magistrati, prelati, guerrieri. Ma una suor Ginevra Querini, monaca nel convento di Santa Caterina, a Venezia (ora Liceo Marco Foscarini) sollevò scandalo per le tresche con un Giustinian. Si sarebbe detto che Marina avesse ereditata da quella poco fedele sposa di Gesù la febbre del piacere. La famiglia del marito Benzon, originaria di Crema, aveva dato alla Chiesa due santi: san Venturino Benzon, martire, e san Benzone Benzon. E in quella casa di celesti, doveva entrare proprio la terrestre Marina!
La famosissima barcarola La biondina in gondoleta, del poeta vernacolo Antonio Lamberti, musicata in facile ritmo cadenzato da Simone Mayr, era proprio lei; tutta Venezia lo sapeva; e tutta Venezia cantava la birichina canzonetta.
La deliziosa “biondina” è là, cullata dal molle dondolìo della gondola, al lume incerto della luna, che si nasconde fra le nuvole. E, cullata così, la bella si addormenta, appoggiata al braccio dell'amico, ch'è con lei nella gondola. Per un po' costui rispetta il dolce, placido sonno: ma la seduzione è troppa, è viva, e non manca la complicità d'un venticello, che smove il velo sul niveo seno della graziosa dormente. E qui parli l'amico audace:
M'ho stufa po', finalmente,
De sto tanto so' dormir;
E g'ho fato da insolente,
Né m'ho avudo da pentir;
Perchè, oh Dio, che bele cosse
Che g'ho dito, e che g'ho fato!...
No, mai più tanto beato
Ai miei zorni no son sta!
Era troppo. La Benzon andò sulle furie; e lanciò ad Antonio Lamberti una pepatissima risposta in un'altra analoga canzonetta, ch'è nota pochissimo
Canta, infame, le bravure,
Che ti ha dito, che ti ha fato...
Ma più tosto, canta il vero
Della schiaffa maledetta,
Che da ti, stada costretta,
Sul to muso go molà...
E po' canta finalmente
Come, senza alcun costruto,
Ti è resta a muso suto.
Perchè a terra ho desmontà!
Ma questi erano versi della Benzon? O non furono piuttosto suggeriti da lei a qualche altro poeta, strumento delle sue vendette?
La Biondina in gondoleta diventò una canzonetta europea. Ne parla anche lady Morgan nella Italy . Uscì dalla laguna e girò per tutte le sale d'Europa. Anche oggi, dopo un secolo abbondante, conserva i suoi maliziosi sorrisi, e si ripete con piacere. Il buon musicista Mayr passò ai posteri per essere stato il maestro dì Gaetano Donizetti e per quella sola cantilena lagunare. Chi ricorda, infatti, più i sessantatre melodrammi di lui? Neppur la Medea, che passava per un capolavoro.
Esuberantissima vita, si palesò ben presto in Marina Benzon. Quando nel maggio 1797 Napoleone rovesciava la secolare Repubblica e Venezia era invasa dai demagoghi francesi, si piantò in piazza San Marco l'albero della Libertà; e Marina Benzon, scarmigliata, discinta, con la leggerissima veste aperta sulla coscia, all’ateniese, si slanciò anch'essa a ballare la Carmagnola intorno a quell'albero sormontato dal berretto frigio, trascinando nella ridda il giovane Ugo Foscolo, che doveva sembrare un fulvo demonio. Al Caffè Florian, focolare della maldicenza, si narravano orribili cose intorno a Marina. Si diceva che il figlio di lei Vettore Benzon, poeta, lo avea avuto dal fratello, e che il figlio stesso... Ma è impossibile finire la frase, che offende nel modo più nefando il santo nome di madre. Si aggiungeva che Vettore fosse maritalmente stretto con la sorella, già sposa d'un nobiluomo, e che altri amori, cantati da poeti pagani, lo avvolgessero nel loro fango. Ma la calunnia imperversava. Il poeta Luigi Carrèr, suo maestro e amico, si limitò a dire ch'egli amava le donne, alle quali tornava caro per l'aspetto gentile (era pallido, biondo) e per l'ingegno poetico, e il porgere brioso. La virtuosissima Giustina Renier Michiel non lesinò elogi al Benzon. La testimonianza della Renier valeva sopra tutte. Nel vispo corpicciuolo di lei, vibrava una forza di virtù, d'intelletto, di brio, che destava meraviglie. Quando i demagoghi si gettavano furibondi al saccheggio della città, la Renier, scorgendo due giovani patrizii sbalorditi, inerti, gridò loro: Corè a salvar la Cità, perchè no xe più possibile salvar la Repubblica! Quei giovani erano Tommaso Mocenigo-Soranzo e un parente, Bernardino Renier. A quel tocco di fuoco, si scossero e, con altri, fermarono le orde. La Renier ebbe il vanto di difendere Venezia dagli stolti disprezzi del visconte di Chateaubriand, che definiva Venezia «una città contro natura». Ella lo rimbeccò stampando: «Non è contro la natura; è sopra la natura» ... Quando, nel 1806, Napoleone arrivò a Venezia, cinto della duplice corona d'imperatore di Francia e di re d'Italia, domandò in tono sprezzante alla Renier:
– In che cosa siete famosa?
– Nell'amicizia, Maestà! — ella rispose, inchinandosi.
Questa la donna che difendeva il figlio di Marina Benzon.