La dogaressa tra storia e mito.
Venezianità al femminile dal Medioevo al Novecento
Fino al 19 maggio 2024 è allestita nel Palazzo Vescovile di Portogruaro la mostra La dogaressa tra storia e mito. Venezianità al femminile dal Medioevo al Novecento, frutto della collaborazione tra la Fondazione Musei Civici Venezia – MUVE, il Comune di Portogruaro e il Distretto Turistico Venezia Orientale. Per conto di questi enti hanno coordinato e curato questa esposizione Chiara Squarcina, Pietroluigi Genovesi, Daniele D’Anza, Luigi Zanini e Pierpaola Mayer.
Il percorso espositivo fa luce sul ruolo e l’importanza – ai tempi della Serenissima – della figura della dogaressa, la consorte del doge veneziano, una First Lady ante litteram, attraverso una selezione di dipinti, disegi, incisioni, libri, stampe, tessuti, abiti, merletti, vetri e manufatti della cultura materiale veneziana, «come testimonianze tangibili riferite ad una vasta antologia di vicende ed episodi tratti dalla vita di alcune tra le più celebri dogaresse e di molte altre illustri figure femminili fino a Peggy Guggenheim».
Ognuna delle cinque sale del Palazzo vescovile è dedicata a una sezione del discorso:
- Opulenza bizantina e morigeratezza veneziana
È un focus sulla raffinata arte profumiera veneziana − avviatasi con l'ultima dogaressa straniera, la greca Teodora, moglie del doge Domenico Selvo (1071-1084) − che la farà assurgere a capitale del profumo nel Rinascimento. A corredo sono presenti dei porta profumi in vetro di Murano del XVII e XVII sec. e una selezione di materie prime impiegate nell'arte profumatoria con cui il visitatore può interagire attraverso una coinvolgente esperienza sensoriale olfattiva e tattile. Ai profumi si accompagnao gli abiti indossati dalle dogaresse lungo i secoli e le loro trasformazioni, da quello morigerato della dogartessa Felicia Malipiero dipinta da Bellini a quelli presentati nelle riproduzioni incise in volumi a stampa.
- Patrocini virtuosi e nobile erudizione
Si tratta dei patrocini delle dogaresse a protezione e sostegno della locale produzione artigianale, a partire da quello esemplare di Giovanna Dandolo, moglie di Pasquale Malipiero (1457-1462), patronessa della stampa e dei merletti. Fu lei a riunire infatti presso di sè un gran numero di giovani donne del popolo − in particolare di Burano, dove sorse una vera e propria scuola d’arte − per avviarle al delicato lavoro dell’intreccio, dando così mezzi di sostentamento ad esse e lustro alla città per la squisitezza del prodotto.
- La cerimonia d’incoronazione della dogaressa
Questa originalissima pratica di incoronazione della dogaressa è documentata con quadri e stampe. Spiccano figure come Marchesina, moglie di Lorenzo Tiepolo (1268-1275), prima dogaressa a fare l’ingresso solenne in Palazzo Ducale, insieme al doge, in una processione capeggiata dalle corporazioni delle arti e dei mestieri; Zilia Dandolo, sposa di Lorenzo Priuli (1556 - 1559), e − quarantanni dopo il suo "trionfo" − Morosina Morosini, moglie del doge Marino Grimani (1595-1606), con la sua famosissima e ancor più pomposa incoronazione (la Rosa d’oro donatale nell’occasione venne alla sua morte assegnata al Tesoro della Basilica di San Marco ...)
- Miti e revival del mondo dogale
L'illustrazione del prevalere della ragion di stato sulla famiglia è affidata al quadro di Francesco Hayez, I due Foscari (in prestito dalla Galleria degli Uffizi), che raffigurò lo strazio vissuto da Marina Nani, seconda moglie del doge Francesco Foscari (1423-1457), quando il figlio Jacopo venne incarcerato per il reato di peculato, avendo accettato doni e denari da gentiluomini e persino dal duca di Milano, pratica che gli era assolutamente preclusa, essendo egli figlio del doge. A nulla valsero le suppliche della madre. A questa vicenda Lord Byron dedicò il dramma I due Foscari, rappresentato poi a teatro da Giuseppe Verdi nel 1944.
Fonte: Mostra "La dogaressa tra storia e mito" - Cartella Stampa
- Le dogaresse del XX secolo
La parte conclusiva del percorso è focalizzata sulle "Ultime Dogaresse", appellativo che venne riservato a donne che si distinsero per il patrocinio riservato alle arti e diedero lustro a Venezia in un’epoca in cui la Serenissima Repubblica era già decaduta. Titolo assegnato a Peggy Guggenheim e, prima di lei, alla contessa Anna Morosini (nel ritratto di Lino Selvatico, conservato al Museo Fortuny di Venezia), amica di Rilke, di d’Annunzio, di Maeterlinck e di Shaw ... Si affiancano infine altre donne del Territorio, da Isabella da Passano signora della Frattina (1542-1601) a Lucia Memmo (1770-1854) a Marta Marzotto (1931-2016).
Fonte: Mostra "La dogaressa tra storia e mito" - Cartella Stampa
Dalla Cartella Stampa
Riferimenti per il visitatore
Martedì, Mercoledì, Giovedì: 14.30-18.30
- 0421 564136
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