AGNOLET Giovanni Battista, ARGENTON Francesco, BIANCO Giovanni, BORASO Angelo, BOZZO Antonio, BRAVIN Luigi, BUFFOLO Nicolò, CALIMAN Bortolo, DAL BEN Giovanni, DAL BEN Giuseppe, DE BIANCHI Emilio, FREGONESE Enrico, MOMI Giuseppe, NARDO Eugenio (Piavon), PICCOLO Luigi, SPADOTTO Luigi, STORTO Aurelio (Piavon), VAZZOLER Luigi, VIDOTTO Pietro, ZANARDO Pietro (Piavon): sono i nomi dei 20 soldati opitergini del 55° Reggimento fanteria “Marche” morti nella più grave tragedia navale italiana, l’affondamento del piroscafo “Principe Umberto”, l’8 giugno 1916, silurato dal sommergibile austroungarico U5 al largo di capo Linguetta nelle acque albanesi del canale d’Otranto, mentre il naviglio era in trasferimento marittimo dall'Albania al fronte dell'Isonzo.

Un dipinto che ricorda l'affondamento del piroscafo Principe Umberto
 

Si contarono soltanto 895 sopravvissuti, mentre 1926 furono le vittime: 110 marinai dell’equipaggio, 52 ufficiali e 1764 soldati del 55° Reggimento fanteria “Marche”, di cui 521 soldati provenienti dal trevigiano. Tra loro c'erano, oltre ai 20 di Oderzo già citati,

  • 7 mottensi (BATTISTEL Basilio, BELLOMO Giovanni, DE BORTOLI Giovanni, ISEPPI Luigi, MORETTO Lorenzo, VINCENZOTTO Silvio, ZANELLA Fioravante),
  • 11 di Cessalto (BATTISTEL Basilio, BRONZINI Oreste, BUSO Carlo, CAPPELLETTO Giuseppe, CARNIELETTO Giuseppe, CAVEZZAN Vittorio, NARDETTO Giuseppe, PAVAN Ernesto, PELLOIA Natale, URBANETTO Luigi, VALERI Gioacchino)
  • 5 di Chiarano (CAMPAGNER Ermenegildo, LUNARDELLI Emilio, ORLANDO Umberto, SARTOR Giovanni, TONEL Basilio)
  • 5 di Cimadolmo (CAPPELLIN Francesco, FURLAN Luigi, LOVATELLO Francesco, LUCHETTA Angelo, VIDOTTO Luigi)
  • 10 di Fontanelle (BORTOLUZZI Giovanni, BOZ Luigi, CAMILLOTTO Angelo, CAPPELLETTO Giuseppe, CESCON Lorenzo, MARCON Giovanni, PALLI Luigi, TOMASELLA Giuseppe, ZANARDO Francesco, ZOIA Giuseppe)
  • 5 di Gorgo al Monticano (AMBRELLA Umberto, BELLAZZO Ruggero, BETTIN Antonio, GIUST Giovanni, MANZATO Demetrio)
  • 8 di Mansuè (BATTISTELLA Bartolo, FURLAN Giobatta, GAVA Francesco, ONGARO Giovanni Battista, PRESOTTO Amelio, RONCHI Paolo, ROSSETTO Pietro, VIDOTTO Enrico)
  • 3 di Meduna di Livenza (FASAN Ermenegildo, MARSON Antonio, MARSON Benedetto)
  • 8 di Ormelle (BENEDOSI Luigi, CHIAPPIN Domenico, DAL POS Sante Luigi, DASSIE’ Pietro, FLORA Giovanni, MODOLO Francesco, ONGARO Angelo, TOFFOLI Eugenio)
  • 8 di Ponte di Piave (CASTELLAN Bruno, FOSSALUZZA Girolamo, FRACAS Innocente, MANZAN Giordano, MENEGALDO Basilio, MENEGALDO Francesco, PORTELLO Agostino, ZONOTTO Marino)
  • 6 di Salgareda (BIONDO Giuseppe, BORASO Giacomo, CARRER Umberto, DAVANZO Pietro, GIACOMETTI Pietro, TRAVERSO Alessio)
  • 5 di San Polo di Piave (DARIO Luigi, FACCHIN Agostino, MACCARI Antonio, ONGARO Amedeo, VIDOTTO Antonio).

E così via. Per giorni e giorni il mare restituì alla spiaggia di Valona corpi straziati e irriconoscibili di marinai e fanti italiani che vennero sepolti senza nome ai bordi della strada che da Valona sale verso Kanina.

L'occasione per riportare alla memoria questa immane tragedia a 106 anni di distanza è la certezza che la nave, localizzata dall'ingegnere italo-svizzero Guido Gay - esploratore di abissi in cerca di relitti - e successivamente raggiunta a 930 metri di profondità da un mezzo sottomarino robotizzato che ne ha permesso l’identificazione, sia proprio quel che resta della “Principe Umberto". «Con il sonar», ha spiegato Guido Gay, «abbiamo individuato la presenza del relitto già al primo passaggio, circa un mese fa. Le caratteristiche del relitto, addirittura con un fianco che sporgeva dal fondo, rilevate dal sonar ci davano la quasi certezza che si trattasse proprio di quella nave. L’identificazione visiva è stata effettuata la settimana scorsa. Siamo tornati sul posto qualche giorno dopo il rilevamento sonar, ma ci siamo scontrati con le forti correnti dal canale d’Otranto. Per due volte non siamo riusciti a far scendere in profondità il robot sottomarino, una volta ha raggiunto il fondo, ma è finito lontano dall’area dove il sonar aveva rilevato la massa metallica. Finalmente, il quarto tentativo è stato quello buono: il robot è riuscito a raggiungere il relitto e a ispezionarlo, scattando le immagini che ci hanno dato la certezza dell’identificazione».

Piroscafo Principe Umberto
Il piroscafo "Principe Umberto" (Foto di pubblico dominio)

Riferimenti