Il 31 ottobre del 1517 Martin Lutero, monaco agostiniano, da tre anni professore di teologia all'università di Wittenberg (in Turingia), affisse sulla porta della chiesa del castello di questa città un documento con 95 tesi in cui criticava la prassi della vendita delle indulgenze e il ruolo delle autorità ecclesiastiche, in particolare del Papa.
L'affissione di un tale documento doveva precedere una pubblica assemblea in cui Lutero avrebbe difeso le proprie affermazioni, una prassi allora corrente nei centri universitari. Alcuni storici sostengono invece che le 95 tesi furono inviate, in quel giorno, ai vescovi interessati e che furono diffuse solo dopo la mancata risposta dei vescovi.
Anche se non sembrano esserci prove certe né per l'una né per l'altra versione dei fatti, il 31 ottobre 1517 è, in ogni caso, considerato l'inizio della riforma protestante (← Davide Maria De Luca, La riforma protestante iniziò con una notizia falsa?, «ilpost.it», 31.10.2017 | ilpost.it/lutero-95-tesi)

Ferdinand Pauwels - Lutero illustra le sue 95 tesi affisse sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg
 
Ferdinand Pauwels, Lutero illustra le sue 95 tesi appena affisse sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg (1872)
 

Non è qui la sede per riandare alla storia della Riforma luterana e della Controriforma cattolica, sulle quali esiste una sterminata serie di studi lungo i secoli. Peraltro nel 2017, in occasione del Cinquecentenario, c'è stato un fiorire di convegni, anche interconfessionali, e di pubblicazioni, che hanno rianimato il confronto storico e culturale. Merita invece ricordare come nei territori della Repubblica veneziana si diffuse la Riforma e si tentò di reprimerla e rintuzzarla. Com'è interessante richiamare personaggi che hanno agito nel nostro territorio ed eventi che hanno coinvolto le nostre comunità nel XVI e XVII secolo:

Girolamo Aleandro (Motta di Livenza, 1480 - Roma, 1542)

Fu inviato in qualità di nunzio pontificio in Germania (1520) per pubblicare e far eseguire la bolla papale Exsurge Domine, ed ottenne, nella dieta di Worms (1521), la messa al bando di Lutero.
La Bulla contra errores Martini Lutheri et sequentium di papa Leone X, altresì detta Exsurge Domine, pubblicata il 15 giugno 1520, costituiva la risposta con cui la Chiesa cattolica condannava sia le Novantacinque Tesi sia gli scritti di Martin Lutero successivi. Oltre a pretendere ufficialmente la ritrattazione, entro sessanta giorni, di 41 delle sue 95 tesi e di altri errori indicati nello specifico, si vietava in tutti i paesi cattolici la stampa, la vendita e la lettura di qualsiasi libro che contenesse gli errori e le eresie esposte nelle 95 tesi e si richiedeva alle autorità secolari il rispetto e l'applicazione di quanto espresso, nei loro domini.

  • Una sezione del nostro sito è dedicata alla biografia e alle opere di Girolamo Aleandro.
     

Adriano Beretti Valentico (Valentigo, Oderzo, 1506 - Capodistria, 1572)

Al secolo Girolamo Beretti, mutò il nome in Adriano quando nel 1523 entrò nell'ordine domenicano, facendo parte della comunità del monastero di S. Domenico di Castello in Venezia. "Valentico" è il soprannome che gli venne dato dal luogo d'origine (Valentigo, nel territorio di Oderzo), dove la madre Domenica aveva delle proprietà. Negli atti del concilio tridentino è citato come "Hadrianus Venetus".
Distintosi presto per la sua preparazione come teologo, fu incaricato dell'insegnamento della metafisica tomista all'università di Padova e di ermeneutica delle Sacre Scritture. È autore del Tractatus de inquirendis puniendisque haereticis (1542), del De Eucharistia adversus Calvinum e del Contra errores Matthaei Gribaldi (1559).
Per i contatti avuti con personalità eminenti del clero veneto, alcuni dei quali sospetti di eresia, come il patriarca di Aquileia, Giovanni Grimani, e il vescovo di Chioggia, Iacopo Nacchianti, fu interrogato a Venezia nel dicembre del 1548 - in occasione del processo istituito contro quest'ultimo - da Angelo Massarelli, segretario del concilio di Trento, ma non fu mai sfiorato dal sospetto di eresia. Anzi, nel 1562 Pio IV lo nominò teologo al concilio di Trento dove intervenne durante le ultime sessioni sul sacramento dell'ordine e del matrimonio.
Dopo la conclusione del Concilio (1545-1563), fu nominato inquisitore a Venezia, con giurisdizione su tutto il territorio veneto, e nel 1566 fu insediato come nuovo vescovo di Capodistria per recuperare all'ortodossia cattolica la diocesi in cui qualche anno prima il vescovo Pier Paolo Vergerio aveva diffuso largamente i semi dell'eresia luterana prima della fuga e del suo clamoroso passaggio alla Riforma.

Vincenzo Bertoldo di Oderzo (Oderzo, ? - Ceneda, 1570)

Fu sottoposto a processo da parte dell'Inquisizione di Ceneda a seguito di una denuncia presentata contro di lui l'8 agosto 1569. La sua casa ad Oderzo fu perquisita e vi fu rinvenuta una cassa con numerosi libri proibiti (tra questi, l'Opera omnia di Lutero).
Arrestato nell'aprile 1570 insieme al suo servo Cipriano, il suo processo fu condotto dal vescovo Michele Della Torre e dall'inquisitore di Ceneda Daniele Sbarrato. Detenuto a Ceneda nel castello di San Martino, Vincenzo Bertoldo affermò che i libri erano posseduti dal fratello prete Francesco Bertoldo, deceduto.
Poco dopo questa confessione (fatta in un interrogatorio svoltosi l'8 maggio 1570) Vincenzo morì improvvisamente in carcere, presumibilmente a causa di un colpo apoplettico, l'11 maggio 1570.

  • Andrea Del Col, La morte dell’inquisito nel castello di Ceneda, 11 maggio 1570. Il processo contro Vincenzo Bertoldo, «Archivio Storico Cenedese», 1, 2015, pp. 45-82 | academia.edu/38444282
 

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La Repubblica di Venezia era, fra gli stati italiani più grandi e potenti del Cinquecento, l’unico in grado di competere con le grandi potenze come la Francia o la Spagna sullo scacchiere politico, diplomatico e militare europeo, nonché uno dei più vivaci e liberi sul piano culturale, artistico, letterario, filosofico. Fu anche lo Stato italiano in cui le idee della Riforma protestante ebbero il maggiore successo, rischiando di destabilizzare il suo stesso equilibrio politico e generando talvolta aspri conflitti con Roma sulle modalità e sulle competenze della persecuzione degli eretici.
La diffusione delle idee della Riforma fu favorita dall'ampia circolazione di libri eterodossi a Venezia sin dagli albori del dissenso luterano. Non va dimenticato che Venezia era una delle capitali dell’industria e del mercato librario. La cospicua presenza di mercanti tedeschi, gravitanti intorno al loro Fondaco, non poteva che favorire la circolazione delle opere di Lutero, che si potevano trovare nelle botteghe dei librai sin dal 1520. La città non fu solo un ambito di intensa circolazione ma anche un luogo d’edizione privilegiato dei principali testi attraverso i quali le idee della Riforma penetrarono in Italia. (si veda più estesamente, a tal proposito, in ERETICOPEDIA - Mediterranean Digital & Public Humanities, il testo di Daniele Santarelli Riforma protestante nella Repubblica di Venezia)

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