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Ad un lustro dalla nascita, Archivio Storico Cenedese mostra il proprio consolidamento scientifico ed editoriale con gli studi e le ricerche che formano l’ultimo numero della rivista annuale. Lo “spessore” della pubblicazione non è dato solo dalla mole di pagine, ma soprattutto dalla qualità dei contributi. Imprese analoghe, nel panorama culturale della provincia e forse anche della regione, ormai non si conoscono più, capaci di tenere insieme rigore della ricerca e scelta di argomenti non per esibire pura erudizione, ma per sciogliere ricche implicazioni – anche quando si tratti di temi minuti e particolari – con la storia culturale del territorio preso ad ambito d’interesse, storia maggiore non meno che minore. Il rischio da accettare per tale politica editoriale è di non poter contare su una cerchia ampia di lettori, condizione che richiede la gratuità delle funzioni di direzione, redazione, supervisione scientifica e collaborazione di autori, e qualche forma di mecenatismo. Si rende tanto più apprezzabile perciò la determinazione di tener viva l’impresa e di ampliare la sua coerenza con la prospettiva programmatica iniziale verso l’ambito non strettamente “vittoriese” ma cenedese nel senso della profondità storica dall’Alto Medioevo in poi.

L'appuntamento per la presentazione pubblica di quest'ultimo numero - a causa delle restrizioni sanitarie imposte dalla diffusione del coronavirus - è stato rinviato e sarà riprogrammato non appena possibile. Il primo si terrà sicuramente a Tarzo; un secondo è previsto ad Oderzo. Ci si potrà tenere aggiornati visitando sia il sito ascenedese.it sia le pagine it.facebook.com/archiviostoricocenedese

Che cosa troviamo nell'ultimo numero

Nell’ultimo numero, figurano i saggi di Paolo Evangelisti, Vanni Veronesi, Roberto Costella, Paolo Feltrin; le comunicazioni di Giovanni Tomasi e Massimo della Giustina; le brevi dello stesso e di Lorena Gava.
I sermoni (1493-1494) di Bernardino da Feltre, alias Martino Tomitano, sono analizzati da Paolo Evangelisti per le implicanze con moneta, denari e mercato.
L'umanista Trifone Gabriel (San Polo di Piave 1470 - Venezia 1549), figura rilevante ma trascurata del Rinascimento italiano, è oggetto del primo di una serie di contributi di Vanni Veronesi.
Roberto Costella inizia una ricognizione sulla pittura moderna e contemporanea a Oderzo, integrando la storia dei pittori di Oderzo con quella della pittura a Oderzo, in confronto - per alcune stagioni storiche - con i coevi esiti artistici veneziani.
Paolo Feltrin offre un'attesa irruzione nella contemporaneità già storicizzabile: i democristiani veneti nella “prima Regione”, dall'insediamento nel 1970 al momento della crisi del sistema politico veneto nel 1992, quando questo partito, nonostante l’apparente solidità che proveniva dai risultati elettorali, rivelò - per ragioni interne ed esterne - una debolezza che non gli permise di sopravvivere, emblematizzata dalla vicenda dell’ultimo presidente, Franco Cremonese.
Agli autori degli affreschi di palazzo Gabrieli a San Polo di Piave (il pittore Iacobo da Conegliano e il doratore Donato da Bergamo, nel 1552) è dedicata la comunicazione di Giovanni Tomasi.
Massimo Della Giustina argomenta - fondandosi su un nuovo documento proveniente dagli archivi patavini - sull'attribuzione al pittore Girolamo Denti della Pala di Ceneda "Madonna con San Rocco e San Sebastiano ed il committente Bonetto Sarcinelli", già avanzata un quarantennio fa da Giorgio Fossaluzza.
Una pergamena proveniente dal fondo dell’Abbazia di Follina dà modo ancora a Massimo Della Giustina di proporre alcune riflessioni sul Cenedese, il ruolo dei Caminesi e la struttura di potere che attorno a questa famiglia faceva perno.
Infine Lorena Gava invita alla scoperta dell'opera di Bruno Donadel (1929-2019), il pittore solighese recentemente scomparso.