Martini Alberto (Oderzo, 1876 - Milano, 1954)

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Alberto Martini, Autoritratto | Fonte dell'immagine: laocoontegalleria.it

Profilo storico biografico

Paola Bonifacio, Profilo storico biografico di Alberto Martini, in Fondazione Oderzo Cultura - Pinacoteca Alberto Martini, Archivio privato Martini. Inventario analitico, a cura di Paolo Sbalchiero con la collaborazione di Paola Bonifacio, Supervisione scientifica della Soprintendenza Archivistica del Veneto, Fondazione Oderzo Cultura, Oderzo, 2006, pp. 5-7 | oderzocultura.it/AMART-Inventario-analitico

Alberto Giacomo Spiridione nasce da Maria dei conti Spineda de Cattaneis, antica famiglia nobile trevigiana, e da Giorgio Martini, pittore naturalista e professore di disegno.

Tra il 1890 e il 1895 sotto la guida del padre, Alberto inizia a dipingere e a disegnare continuando così la tradizione familiare. In effetti i parenti materni del padre erano noti decoratori e mosaicisti veneziani. Durante gli anni della formazione Martini realizza innumerevoli disegni, rivelando da subito una particolare predilezione per la grafica. Pur dedicandosi alle matite grasse, realizza anche oli, acquarelli e tempere di piccolo formato grazie ai quali, superato il mero esercizio scolastico, raggiunge i primi validi risultati. I temi preferiti sono quelli della campagna trevigiana e dei contadini al lavoro: quindi l'uomo e il suo rapporto con la natura vista nel suo divenire (ad es. Antica gualchiera trevigiana, 1895). Si esercita anche su fiori e conchiglie, che studia in modo analitico, lasciando una serie di acquerelli molto belli. Al di là di un mero esercizio dal vero, sono temi attraverso i quali Alberto mostra di assimilare la cultura figurativa italiana ed europea tardoromantica, populista e umanitaria, volta a cogliere dubbi e perplessità d'intonazione simbolista sul senso della vita, piuttosto che a definire un ambiente. Tra il 1894 e il 1896 realizza le quattordici chine acquerellate dell'Albo della morte, rivelando suggestioni culturali di matrice nordica.

Nel 1895 inizia la prima serie di illustrazioni a penna in inchiostro di china per il Morgante Maggiore di Luigi Pulci, che, tuttavia, presto abbandona per dedicarsi alle illustrazioni per La secchia rapita (1895-1935) di Alessandro Tassoni, continuate sino al 1903. I centotrenta disegni eroicomici per La secchia, in gran parte opera giovanile, sono, nella definizione dello stesso Martini, «...una curiosa sfilata di soldatacci mangiati dalla fame e pidocchiosi…». Queste opere testimoniano una grande abilità grafica di Martini, che non ha ancora trent'anni, e chiudono l'esperienza giovanile sul piano di precise fonti letterarie e influenza nordiche.

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Autoritratto di Alberto Martini - Il Simbolismo - Mostra Palazzo Reale Milano - 3.2.2016 / 5.6.2016 | youtube.com/g-uOL_scPBk

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