Erler Giulio Ettore (Oderzo, 1876 - Treviso, 1964)

giulio-ettore-erler giulio-ettore-erler-in-veste-di-frate
 

[a. m.] Giulio Ettore Erler nacque a Oderzo il 20 gennaio 1876, figlio di Andrea Erler, originario di Salorno (Sud Tirolo), e dell'opitergina Giuditta Cappellotto. I postumi della paresi al volto provocata dalle complicazioni del parto lo segnarono fisicamente e - non è difficile pensare - anche psicologicamente, indurendone il carattere. Dopo le scuole medie-tecniche, si diplomò nel 1895 all'Istituto di Belle Arti di Venezia, risultando fra i premiati di fine corso. Durante gli studi veneziani poté avere come maestri lo scultore Antonio Dal Zotto e i pittori Guglielmo Ciardi, Ettore Tito e Luigi Nono(1). Al proprio curriculum aggiunse l'abilitazione all'insegnamento del Disegno che gli servirà per la docenza in varie scuole e il diploma di meccanica e cinematica all'Istituto Paolo Sarpi di Venezia, dove sarà anche insegnante per breve tempo. Si portò quindi a Milano per completare la formazione presso l'Accademia di Belle Arti di Brera (1897-1900) con maestri lo scultore Enrico Butti e i pittori Giuseppe Bertini, prima, e Cesare Tallone(2) che gli era subentrato alla morte, poi. Dopo aver insegnato nella Scuola d'Arti e Mestieri "Umanitaria", fu chiamato nel 1903 per un primo incarico presso l'Istituto "Jacopo Riccati" di Treviso, in quella cattedra che otterrà definitivamente solo nel 1911 - subentrando al conterraneo Giorgio Martini (padre del più famoso Alberto Martini di cui Erler era coetaneo) - e terrà fino al congedo nel 1933.

Non mancando insoddisfazioni e difficoltà in ambito milanese sia nelle relazioni con colleghi sia per la scarsa remunerazione delle proprie attività di grafico e illustratore, colse l'incarico trevigiano come occasione per rientrare nel capoluogo veneto. Insediatosi nello studio di Beppe Ciardi, non gli riuscì però di fondare la scuola di disegno come aspirava e restò dedicato ad attività di copista di opere d'arte antica (come pure aveva già fatto a Brera). Milano divenne ancora mèta di lavoro, nel biennio 1916-1918, quando durante il periodo di profugato nel primo conflitto mondiale ebbe modo su incarico governativo di insegnare Disegno di Figura all'Accademia di Brera.

Una prima notorietà arrise al pittore nella prima Biennale Veneziana del 1905, elogiato dall'influente critico Vittorio Pica per il dipinto Ritratto della signorina Rita Tibolla, comunemente ricordato come Signorina con cane, una tela non certo rivoluzionaria - se si pensa al Dinamismo di un cane al guinzaglio del futurista Giacomo Balla del 1912 - ma resa come una «istantanea fotografica, leggermente "mossa", di un frammento di vita borghese» (R. Padovan). L'anno precedente (1904) era stato ammesso alla Esposizione Italiana "Italian Exhibition, Earl's Court" a Londra(3).

Al 1905 risale anche il soggiorno a Parigi con cui fu premiato su proposta di Camillo Boito (docente all'Accademia di Venezia e di Brera, nonché al Politecnico di Milano)(4), che l'avrà sicuramente "esposto" al vento dei vivaci "ismi" artistici francesi e internazionali di fine Ottocento e inizio Novecento. Lo si rivedrà espositore al Salon d'Automne nel 1909 e 1911. Sarà presente in rassegne collettive a Monaco di Baviera nel 1911 e a Lipsia nel 1912. Ebbe visibilità anche in altre mostre nazionali (Ferrara, Napoli, Torino ...)(5) e ancora alle Esposizioni internazionali d'Arte della Città di Venezia (le Biennali) fino al 1926(6), nonché in diverse edizioni della Fondazione Bevilacqua La Masa in Ca' Pesaro(7), che - ancor più delle Biennali - accompagnava le esperienze antipassatiste della pittura italiana primo-novecentesca. Attento anche all'ambito espositivo locale, figura tra i pittori della Mostra d'Arte Trevigiana nel 1920, 1921 e 1923.

Trasferitosi definitivamente a Treviso attorno al 1922 con studio e abitazione a Porta Cavour - Santi Quaranta (dopo qualche altra dimora temporanea) si legò all'ambiente degli altri artisti trevigiani, i capesarini e gli abitués dell'Osteria "Alla Colonna" (Gino Rossi, Arturo Malossi, Bepi Fabiano, Ezio Frescura, Antonio Gentilin, Sante Cancian, Giovanni Apollonio, Giuseppe Mazzotti, Giovanni Comisso ...)(8) con molti dei quali fu in rapporti di amicizia. Dalla cattedra del "Riccati" si distingueva per la propria originalità metodologica, anche a costo di attriti con l'istituzione scolastica. Riconosciuto per il suo livello intellettuale e artistico, entrò in commissioni pubbliche o comitati come quelli "per le mostre" e "per la chiesa di San Francesco", senza perdere il suo «spirito libero» e l'«indole polemica» (Raffaello Padovan, 2015).

Anzi, si trovò presto in urto con le autorità fasciste per il ripetuto rifiuto della tessera sindacale del partito, non nascose il suo dissidio con la gestione Maraini(9) della Biennale, che pagò con l'esclusione dalle mostre, e non appianò i contrasti con il sistema scolastico, che furono risolti con l'adesione ad una specie di prepensionamento e l'abbandono della cattedra.

L'area in cui gravitava l'esistenza e l'attività del pittore, che già non era stata contraddistinta da spostamenti che non fossero i luoghi di formazione o di lavoro (Venezia, Milano, Treviso, Oderzo, un'unica volta la lontana Parigi nel 1905) o di villeggiatura in vicine località alpine, si restrinse negli ultimi decenni di vita tra la casa della famiglia Simioni, nel quartiere trevigiano di Selvana Bassa, affiancato da Irma Simioni(10) - sua irrinunciabile unica modella, allieva, collaboratrice e pittrice anch'essa - e il piccolo maniero teutonicheggiante che si era fatto costruire ad Alleghe(11) per le ferie estive, usato spesso come punto di partenza per escursioni pittoriche en plein air. Irma convinse i genitori ad accogliere in casa il suo maestro, dopo il ritorno dagli sfollamenti provocati dai bombardamenti su Treviso del 1944, quando, fattasi ingombrante l'opitalità che egli aveva trovato dai propri congiunti per un certo periodo ad Oderzo, si trovò senza più lo studio trevigiano di Porta Santi Quaranta, destinato dal Comune ai sinistrati. Il legame fra il più anziano pittore e la più giovane modella, avviata anch'ella alla pittura, era oggetto di gratuite maldicenze di piazza od osteria, ma molte sono le prove di un rapporto alimentato dall'affinità elettiva tra due persone che si corrispondevano con dedizione e rispetto in un'esperienza artistica diventata ormai comune «lunga una vita», dalle prime pose iniziate quasi per caso come modella nel 1925-26 alla morte del pittore nel 1964. Irma Simioni, la donna ritratta esplicitamente e implicitamente dal maestro in modo continuo e con soluzioni stilistiche differenti, si è resa - artisticamente ancor più che esistenzialmente - inscindibile da Giulio Ettore Erler, è l'effigie in cui si specchiano e proiettano attraverso le potenzialità dell'arte le psicologie dell'autore (o la sua psicologia nell'evoluzione del tempo e delle esperienze estetiche). Mancata più che centenaria, Irma, l'anima affine, ne ha custodito la memoria e prolungato il discorso.

Accanto all'arte profana, il pittore si dedicò all'arte sacra. Fu un'esperienza non accessoria, nella quale si trasfuse un'ispirazione genuina, non interamente dettata dalla committenza, o comumque in grado di interagire con quest'ultima e con la tradizione stilistica ed iconografica dei grandi predecessori. Fin dagli Venti le autorità ecclesiastiche affrontavano le necessità di ricostruzione dai danni della prima guerra mondiale e cercavano di reintegrare dipinti sacri distrutti e perduti o di avere nuove opere a decoro degli edifici di culto. Ma fu poi l'avvicinamento alla religione negli anni Quaranta che intensificò l'interesse del pittore al sacro. Un suo "autoritratto in veste di frate" (1944) sarebbe l'iconica testimonianza della "crisi mistica" che lo portò a vagheggiare di rinchiudersi in convento (Silvio Zorzi, amico del pittore).

Di suoi soggetti sacri sono adornate sia molte chiese in area trevigiana e bellunese sia edifici profani. Per prima, anche se non cronologicamente, merita ricordare La Vergine Assunta in Gloria con gli Angeli (1926), dipinta ad encausto nel semicatino absidale della chiesa parrocchiale di Cavriè di San Biagio di Callalta, di cui si possiede anche il bozzetto, un risultato «felice per la freschezza dei colori» su un disegno che «risente del clima simbolista e Liberty che aveva ancora una buona influenza negli anni Venti» (Raffaello Padovan, 2015). Vien naturale confrontare questa realizzazione con i bozzetti, gli studi e i cartoni preparati un ventennio dopo per il grandioso affresco del semicatino absidale nel duomo della nativa Oderzo (1945), commissionatogli da mons. Domenico Visintin, che non fu invece più eseguito per motivi non del tutto chiariti. Tra l'una e l'altra opera, si può commisurare l'evoluzione dell'artista, ormai settantenne, chiamato ad una sfida all'interno di un'antica e prestigiosa abbaziale in cui si erano sommati lungo i secoli stili architettonici ed artistici diversi ed erano stati compiuti negli anni 1921-1924 restauri con intendimenti filologici per riportare il tempio opitergino all'originarietà quattro-cinquecentesca(12).

Anche il semplice elenco di tele e tavole mostra l'intensità dell'intervento in questo campo: Quo vadis Domine?, per il soffitto della chiesa arcipretale dei Ss. Pietro e Paolo di Mareno di Piave (1925); San Giuseppe e Sant'Antonio col bambino Gesù (1925), dittico nella Chiesa di San Valentino di Fratta Vecchia della nativa Oderzo; Sant'Urbano Papa e i santi Cecilia, Valeriano, Tiburzio e altri martiri (1926), nella chiesa parrocchiale di Bavaria di Nervesa di Piave; San Giacomo Maggiore "Matamoros" (1927), nella Chiesa di San Giacomo Maggiore Apostolo di Colmirano di Alano di Piave; Vergine Assunta tra due angeli (1929), per la Chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta di Covolo di Piave di Pederobba; Mater Dei (1934) e Sacro Cuore di Gesù (1943), per la Chiesa parrocchiale di Sant'Agnese di Treviso; copia della Madonna di Pompei (1940), per la Chiesa parrocchiale di Sant'Andrea Urbano di Treviso; Vergine del Rosario (1940 ca), nella Chiesa parrocchiale di Varago di Maserada; I santi Francesco, Elisabetta d'Ungheria e Ludovico d'Angiò Re (1941), per il Tempio di San Francesco di Treviso; San Vincenzo de' Paoli con i fanciulli, per l'oratorio di San Vincenzo de' Paoli di Oderzo (1940); le tre sorprendenti tavole di San Floriano, San Tiziano, San Magno, commissionate dall'abate Domenico Visintin, in origine destinate a schienale di sedile del coro nel Duomo di Oderzo (1945), ritraenti il parroco predecessore Antonio Moretti, l'abate Visintin stesso e il caro nipote da poco deceduto don Giacomo Visintin; le 14 Stazioni della Via Crucis (1950-1960 ca), per la Chiesa vicariale di Sant'Anna a Santa Maria del Rovere a Treviso; Vergine della seggiola (1963), per la Chiesa parrocchiale di Cristo Re di Selvana.

Non residuali appaiono anche Domus Aurea e Madonna col Bambino, tempere su muro dipinte una all'interno e l'altra all'esterno sulla propria casa di Alleghe; Regina Salvatoris affrescata sul portico di una casa colonica in Selvana Bassa di Treviso in una nicchia al centro di un affresco popolare antico; le tele Madonna della scala ("Scala per l'ascesa") per l'Istituto Rosa Zalivani di Treviso e Sacra Famiglia con San Francesco, appartenente a collezione privata.

A lato di questa attività artistica più tarda e meno nota, prevalente era la produzione di opere destinate al collezionismo privato. In vita, tenne ancora varie mostre(13): nel 1952 a Parigi e a Treviso presso la galleria omonima, nel 1955 a Treviso a Palazzo dei Trecento e altre personali e collettive in Italia. Nell'anno della morte (1964) fu commemorato a Treviso con una retrospettiva sempre a Palazzo dei Trecento(14). Nel 1980 fu ricordato dalla nativa Oderzo con una antologica di più di cento opere presso la Pinacoteca Martini(15). Erler venne compreso in una collettiva di "artisti trevigiani attivi fra le due guerre" nel 1990 a Conegliano in palazzo Sarcinelli(16). Due esposizioni, le ultime in ordine di tempo, si sono incentrate su temi di grande significato per la piena comprensione dell'opera dell'artista: Giulio Ettore Erler - Irma Simioni. Il pittore, la modella, l'allieva ai Musei Civici di Santa Caterina a Treviso nel 2010 e Giulio Ettore Erler. I bozzetti ritrovati per il Duomo di Oderzo al Museo del Duomo di Oderzo nel 2015.

 
Note
-------------------------
(in aggiornamento)
 
  1. Per una prima informazione: Antonio Dal Zotto (← treccani.it), Guglielmo Ciardi (← treccani.it), Ettore Tito (← settemuse.it), Luigi Nono (← luiginono.it).
  2. Per una prima informazione: Enrico Butti (← museiciviciviggiutesi.com), Giuseppe Bertini (← treccani.it), Cesare Tallone (← archiviotallone.com).
  3. L'Italian Exhibition Earl's Court 1904, organizzata dalla Italian Chamber of Commerce in London, era una grandiosa ricostruzione dell’ambiente italiano, che offriva al grande pubblico svago e divertimento. Presentata da Virgilio Colombo, la rassegna delle belle arti comprendeva una sezione dedicata agli artisti italiani residenti a Parigi e una collezione di ottanta acquerelli di Ettore Roesler Franz sul tema della vecchia Roma sparita. Erler vi espose il dipinto The last strokes.

    Italian-Exhibition-Earl's-Court-1904
    Italian Exhibition Earl's Court, «The Illustrated London News», 1904 | Fonte: nicholls.it/800oltremanica
     
  4. Giuseppe Miano, Camillo Boito, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969) | treccani.it
  5. A Napoli Erler figurava con il quadro La danzatrice. Cfr. 1a Esposizione Biennale Nazionale d’Arte della Città di Napoli, maggio-ottobre 1921, Bestetti e Tumminelli, Roma-Milano-Napoli 1921.
  6. Presente alla VI (1905), VII (1907), IX (1910), X (1912), XI (1914), XII (1920), XIV (1924) e XV (1926) Biennale. Tornò nel 1935 nella Mostra dei quarant'anni della Biennale 1895-1935, con i quadri Al mattino e Vicino allo specchio.
  7. Erler partecipò alle due sessioni del 1908 e a quelle del 1911, 1912 e 1913. Cfr. Venezia, gli anni di Ca' Pesaro, 1908/1920, a cura di Chiara Alessandri, Giandomenico Romanelli, Flavia Scotton, Mazzotta, Milano, 1987, pp. 274-276; Gli artisti di Ca’ Pesaro. L’Esposizione d’arte del 1913, a cura di Nico Stringa e Stefania Portinari, Edizioni Ca’ Foscari, Venezia, 2017 | Leggi pdf
  8. Per una prima ricognizione si possono vedere:
    su Gino Rossi: Luigi Menegazzi, Gino Rossi, Catalogo generale, Electa, Milano; Gino Rossi, Arturo Martini e i "capesarini" trevigiani del primo ’900 (1908 - 1925) | Leggi pdf
    su Arturo Malossi (1883-1967) | archivioceramica.com | Arturo Malossi (1883-1967), Catalogo della Mostra Treviso 1985, a cura di Bortolatto, Corbo e Fiore Editori,
    su Bepi Fabiano (1883-1962) ← treccani.it | disegnisuilibri.wordpress.com
    su Ezio Frescura (1872 -1926 (nato Alessio Ortolan) | auctions.bertolamifinearts.com/it | sites.google.com/.../iprofessorididisegnodellistitutotecnicojriccati
    su Antonio Gentilin ...
    su Sante Cancian (1902-1947): museodelpaesaggio.ve.it | Omaggio al genio di Sante Cancian | ricerca.gelocal.it/tribunatreviso | Sante Cancian: una vita d'artista tra le due guerre santecancian.wordpress.com
    su Giovanni Apollonio (1879 – 1930) ...
    su Giuseppe Mazzotti (1907-1981): premiomazzotti.it/giuseppe-mazzotti | premiomazzotti.it/giuseppe-mazzotti
    su Giovanni Comisso (1895-1969): premiocomisso.it/biografia
  9. Antonio Maraini | it.wikipedia.org | opac.lagallerianazionale.com
  10. Cfr. Giulio Ettore Erler - Irma Simioni: il pittore, la modella, l'allieva, a cura di Raffaello Padovan, Catalogo della mostra ai Musei Civici di Santa Caterina (8-31 ottobre 2010), Treviso, 2010.
  11. Alleghe ...
  12. Giulio Ettore Erler. I bozzetti ritrovati per il Duomo di Oderzo, a cura di Raffaello Padovan, Maria Teresa Tolotto, Catalogo dell'esposizione tenutasi presso il Museo del Duomo di Oderzo (29.5 - 30.7.2015), La Piave Editore, Ponte di Piave (TV), 2015.
  13. G.B.S., Mostre d'arte. Giulio Ettore Erler, «Gazzettino di Venezia», 29.12.1952; G. Marta, Mostra di Erler alla Galleria Treviso, «Gazzettino Sera», 21.1.1953; G. B., Una mostra a Treviso di Erler e Carlo Conte, «L'Unità», 27.10.1955; G. Marta, La mostra Erler - Conte al palazzo dei Trecento, «Gazzetta del Veneto», 10.11.1955.
  14. N. Trentin, in Treviso nostra. Ambiente, storia, arte, tradizioni, a cura di L. Polo, Treviso 1964, p. 237; La mostra nel salone dei CCC, «Gazzettino veneto», 23 giugno 1964.
  15. Giulio Ettore Erler, a cura di Paolo Rizzi e Arturo Benvenuti, Mostra di Giulio Ettore Erler (1876-1964) - Oderzo, Pinacoteca comunale A. Martini, 19 aprile - 18 marzo 1980, Comune di Oderzo, 1980; Sabato vernice della retrospettiva tesa a riscoprire il pittore Erler, «Il Gazzettino (Venezia-Mestre)», 16.4.1980; Paolo Rizzi, Retrospettiva di Erler a Oderzo. Una riscoperta, «Il Gazzettino (Venezia-Mestre)», 23.5.1980.
  16. Pittura a Treviso fra le due guerre, Catalogo, a cura Marco Goldin, s. l. 1990, pp. 243-45, 395 s.

Sull'opera di Giulio Ettore Erler

  • [2021] Area espositiva di Ca' Spineda, fondazionecassamarca.it, 3/572021 | fondazionecassamarca.it/attivita-progetti/area-espositiva-ca-spineda
     
  • [2018] Silvia Rizzato, I professori di disegno dell'Istituto Tecnico "J. Riccati", 26.6.2018 | heritageitaly.blogspot.com
     
  • [2017] Galleria dell'Artistico, Gino Rossi, Arturo Martini e i Capesarini trevigiani del primo ‘900 (1908-1925), Treviso, 2017 | Leggi in pdf | sfogliami.it
     
  • [2015] Giulio Ettore Erler. I bozzetti ritrovati per il duomo di Oderzo, a cura di Raffaello Padovan, Maria Teresa Tolotto, Mostra 2015, Oderzo - Sala del Campanile | museodelduomo.it
     
  • [2015] Giulio Ettore Erler. I bozzetti ritrovati per il Duomo di Oderzo, Testi di Don Piersante Dametto, Cristina Falsarella, Raffaello Padovan, Catalogo dell'esposizione tenutasi presso il Museo del Duomo di Oderzo (29 maggio - 30 luglio 2015), La Piave Editore, Ponte di Piave (TV), 2015 | Reperibilità: lapiaveeditore.it
     
  • [2015] Un affresco affidato e mai realizzato. È un mistero quello che si cela dietro alla mancata esecuzione dell'affresco con il quale il pittore Giulio Ettore Erler avrebbe dovuto decorare il soffitto dell'abside del duomo di San Giovanni Battista, «Il Gazzettino», 31.5.2015 | ilgazzettino.it
     
  • [2010] Giulio Ettore Erler - Irma Simioni: il pittore, la modella, l'allieva, a cura di Raffaello Padovan, Catalogo della mostra ai Musei Civici di Santa Caterina (8-31 ottobre 2010), Treviso, 2010 | Reperibilità: ...
     
  • [1993] Sabina De Vito, Giulio Ettore Erler, Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993) | treccani.it
     
  • [1983] Artisti trevigiani della prima metà del novecento. Pagine aperte, vita segreta del Museo cittadino, Catalogo della mostra, Museo Civico "L. Bailo", 24.9-30.11.1983, a cura di Luigina Rossi Bortolatto, Eugenio Manzato, Zoppelli, Dosson di Casier, 1983 (In appendice: La Galleria comunale d'arte moderna. Inventario delle opere)
     
  • [1980] Giulio Ettore Erler, a cura di Paolo Rizzi e Arturo Benvenuti, Mostra di Giulio Ettore Erler (1876-1964) - Oderzo, Pinacoteca comunale A. Martini, 19 aprile - 18 marzo 1980, Comune di Oderzo, 1980 | Reperibilità: ...
     
  • [1955] Mostra d'arte. Personali Erler-Conte, Salone dei CCC, 22.10/13.11.1955 - Treviso, Tarvisium Pro loco, Treviso, 1955 | Reperibilità: ...