La imponente dimora è forse la più ragguardevole della città, magnificata a più riprese lungo i secoli, dotata originariamente anche di un giardino con labirinti adorno di statue, di una peschiera e di due barchesse laterali, come ricorda lo storiografo Francesco Danioti Sanfiore, che scriveva di Oderzo nel 1713.
Palazzo Foscolo divenne proprietà del Comune di Oderzo nel 1978 e dal 1994 ospita la Pinacoteca "Alberto Martini".

Palazzo Foscolo: visita ai musei di Oderzo tra storia e arte ...
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Dal punto di vista architettonico l’edificio, costruito nel XVI secolo per Alessandro Contarini, presenta ancora le caratteristiche tipiche della villa veneta del Cinquecento: facciata tripartita, finestroni ad arco al piano nobile, elemento centrale con loggia balaustrata sia sul prospetto anteriore sia su quello posteriore, grande atrio passante al piano terra che diviene salone ai due piani superiori ai quali si accede da una scala ricca di stucchi di stile sansoviniano, opera attribuita a Alessandro Vittoria (Trento 1524 – Vicenza, 1608), insieme alla teoria dei portali del primo piano.

«In detto Palazzo» - secondo il ricordato Danioti Sanfiore - tutto era «modello» e sopravanzava in «preggio di bellezza e di valore» «qual si voglia altro d’Italia». Negli interni campeggiavano «due bellissime salle adorne di nuovi e figurati quadri, bellissime stanze guarnite di quei arredi che veramente si richiedono», si ammiravano «quattro poggi marmorei, due sopra la via e due sopra il cortile qual è adornato di bellissime statue di marmo con i suoi geroglifici, frammischiate con vasi di rame dorati e dentro vi sono aranci e limoni», si vedevano poi «due fonti quali gettano acqua in molti modi, [...] peschiera con quantità di pesci di molti sorti, cedrera, uccelliera, due barchesse una adorna di bellissime pitture tutte historie», infine si stendeva un «ameno giardino con labirinti, fortissimi e spaziosi broli».

Non sono mancate distruzioni e manomissioni che hanno alterato l'integrità della dimora. Una delle due barchesse, quella più ricca di dipinti, fu distrutta probabilmente nei primi anni del 1800 ad opera dei francesi, mentre l’altra, recuperata grazie ad un oculato restauro, ospita attualmente il Museo Archeologico.
Dai Contarini il palazzo passò ai Coldumer e quindi al N. H. Daulo Augusto Foscolo, rimanendo di proprietà di questa famiglia fino alla scomparsa della contessa Anna Foscolo, nel 1942. Nel tempo l’edificio cambiò ancora molti proprietari e destinazioni passando così da casino di caccia a casa di campagna, a palazzo signorile, a sede di istituti pubblici e religiosi; nel corso della Prima Guerra Mondiale, inoltre, le sue sale ospitarono i comandi militari.

A proposito degli elementi architettonici e decorativi gravemente compromessi dall’uso improprio del palazzo, Andrea Moschetti scriveva così nei suoi Quaderni sui “Danni ai Monumenti ed alle opere d’arte nelle Venezie nella guerra 1915-18”: «Bellissimo è il Palazzo Foscolo […] Inevitabilmente il vandalismo soldatesco ne ruppe, forse ne rubò, [le] teste [delle statue] e ne spezzò i fregi: più, ad alcuni tratti, fu data sopra una tinta».
Poi, a proposito delle cornici scolpite e dorate dei soffitti e delle trabeazioni adorne di dipinti con ritratti di uomini illustri risalenti al sec. XVI, Moschetti aggiungeva che furono «percosse a mazzate e in parte abbattute e schiantate» le prime, e i dipinti trafugati. Ciò che era rimasto, infine, «fu demolito e disperso dopo la Guerra, per poter dividere le grandi stanze e ridurre il Palazzo ad appartamenti da affitto […] Infine nel giardino le statue cinquecentesche, disposte in duplice fila su alti piedistalli, furono tutte abbattute o per lo meno decapitate. Non una si salvò dalla rovina».

Nel dopoguerra il piano nobile divenne sede dell’Istituto Magistrale, ecclesiastico e musicale; l’ultimo piano, invece, fu diviso in appartamenti.
Nel 1974 un grave incendio ha poi colpito l’edificio, causando danni ingenti al tetto e ai solai del secondo piano, nonché la perdita di molte delle sopravvissute cornici sette-ottocentesche che ornavano le sale del primo piano, minando pure i bellissimi decori a stucco dello scalone e del piano nobile. Un restauro accurato, tuttavia, avviato tra il 1983 e il 1988, ha permesso di ovviare a questo pericolo recuperando inoltre, insieme ai preziosi ornamenti, parte della struttura originaria dell’edificio.

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Oderzo
Il palazzo nel momento di massimo degrado, dopo l'occupazione austriaca nella Grande Guerra | Fonte della foto: movio.beniculturali.it