Domenica 4 dicembre, ore 15 | Oderzo, Sala del Campanile

Un'intrusa nella Natività? La levatrice incredula del Protovangelo di Giacomo

[a. m.] La levatrice incredula nella leggenda della Natività è il libro di Guerrino Lovato (iconologo e studioso del '500, scenografo e scultore) che verrà presentato dall'autore stesso domenica 4 dicembre p.v. alle ore 15 presso la Sala del Campanile del Duomo di Oderzo.

levatrice incredula - guerino lovato
 

È un incontro - immaginiamo - pensato in sintonia con il periodo liturgico dell'anno che i credenti si apprestano a vivere (siamo alla seconda domenica di Avvento), ma - piacevolmente stupendoci - propone come tema a proposito della Natività non la narrazione dei vangeli canonici, ma quella dei vangeli apocrifi, riportata per alcuni secoli nelle immagini sacre dedicate alla Natività: la ragionevole umana «incredulità» sul parto virginale di Maria.

«Se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito»

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Partiamo dal dipinto scelto come copertina da Guerrino Lovato, la Natività di Lorenzo Lotto, esposta nella Pinacoteca nazionale di Siena.
Perché una donna mostra le mani invalide a Maria nella grotta di Betlemme?
Questa storia si è persa nel tempo e non viene quasi più raccontata, ma esistono diverse rappresentazioni sacre nelle quali è ricordata.

A Betlemme, Giuseppe si muove alla ricerca di una levatrice che aiuti Maria ormai prossima al parto, ma dopo averla trovata arrivano alla grotta già avvolta da una nube splendente, quando Gesù è ormai nato. La donna si accorge della verginità di Maria e leva stupita un inno alla nascita prodigiosa. Uscita dalla grotta, incontra un’amica, pure levatrice, Salome, rivelandole l’evento miracoloso, ma questa si rifiuta di credere che una vergine possa aver generato un figlio, e vuole constatare di persona. Entrate insieme nella grotta, quando Salomè protende il dito verso Maria per ispezionare la vagina, la mano immediatamente le si stacca, bruciata. Mentre implora subito perdono a Dio, maledicendo la propria iniquità e incredulità, appare un angelo che, rassicurandola che il Signore l'ha esaudita, la invita ad avvicinare la mano al bambino e a prenderlo in braccio. L’incredula, pentita, compie l’amorevole gesto suggeritole dall’angelo e subito viene risanata.

Le parole di Salome («Se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito») anticipano l'altro memorabile atto di incredulità (che leggiamo nel Vangelo canonico di Giovanni, XX, 24-29[1]) a causa del quale è rimasto proverbialmente stimmatizzato l'apostolo Tommaso, quando incontra il Risorto che gli rivolge queste parole: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Il riconoscimento finalmente da parte di Tommaso («Mio Signore e mio Dio»), non gli evita l'ammonimento da parte del Risorto: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati coloro che non videro e tuttavia credettero!».

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Michelangelo Merisi da Caravaggio, L'Incredulità di san Tommaso (particolare), 1600-1601, Bildergalerie Potsdam
 

Si tratta, nell'un caso come nell'altro, di un dubbio sui due fondamenti capitali del cristianesimo: la nascita di Dio da madre umana e la Resurrezione di Gesù.

L'episodio della Salome "levatrice incredula" (non l'omonima danzatrice, figlia di Erodiade, che fu fatale a Giovanni Battista) si trova narrato nel cosiddetto Protovangelo di Giacomo[2] (XIX, 1-3; XX, 1-4), noto anche come Vangelo dell'infanzia. Fu rifuso nell'alto medievale Vangelo dello Pseudo-Matteo[3] e poi ripreso alla fine del XIII secolo da Jacopo da Varagine nella Legenda Aurea[4].

Nel Protovangelo di Giacomo così se ne narra:

[19, 1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: «Dove vai, uomo?». Risposi: «Cerco una ostetrica ebrea». E lei: «Sei di Israele?». «Sì» le risposi. E lei proseguì: «E chi è che partorisce nella grotta?». «La mia promessa sposa» le risposi. Mi domandò: «Non è tua moglie?». Risposi: «È Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l'ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo». La ostetrica gli domandò: «È vero questo?». Giuseppe rispose: «Vieni e vedi». E la ostetrica andò con lui. [2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: «Oggi è stata magnificata l'anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele». Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre. L'ostetrica esclamò: «Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo».
[3] Uscita dalla grotta l'ostetrica si incontrò con Salome, e le disse: «Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura». Rispose Salome: «(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito».
[20, 1] Entrò l'ostetrica e disse a Maria: «Mettiti bene. Attorno a te, c'è, infatti, un non lieve contrasto». Salome mise il suo dito nella natura di lei, e mandò un grido, dicendo: «Guai alla mia iniquità e alla mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si stacca da me, bruciata». [2] E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: «Dio dei miei padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma rendimi ai poveri. Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te». [3] Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole: «Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia». [4] Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: «L'adorerò perché a Israele è nato un grande re». E subito Salome fu guarita e uscì dalla grotta giustificata. Ed ecco una voce che diceva: «Salome, Salome! Non propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo non sia entrato in Gerusalemme».
 

Nello Pseudo-Matteo (poco più che un riadattamento del materiale contenuto nel Protovangelo di Giacomo e nel Vangelo dell'infanzia di Tommaso, opere entrambe databili al II secolo) la storia si arricchisce di dettagli esplicativi ed enfatizza proprio la figura di Salome:

[3] Era infatti giunta la nascita del Signore, e Giuseppe era andato alla ricerca di ostetriche. Trovatele, ritornò alla grotta e trovò Maria con il bambino che aveva generato. Giuseppe disse alla beata Maria: «Ti ho condotto le ostetriche Zelomi e Salome, rimaste davanti all'ingresso della grotta non osando entrare qui a motivo del grande splendore». A queste parole la beata Maria sorrise. Giuseppe le disse: «Non sorridere, ma sii prudente, lasciati visitare affinché vedano se, per caso, tu abbia bisogno di qualche cura». Allora ordinò loro di entrare. Entrò Zelomi; Salome non entrò. Zelomi disse a Maria: «Permettimi di toccarti». Dopo che lei si lasciò esaminare, l'ostetrica esclamò a gran voce dicendo: «Signore, Signore grande, abbi pietà. Mai si è udito né mai si è sospettato che le mammelle possano essere piene di latte perché è nato un maschio, e la madre sia rimasta vergine. Sul neonato non vi à alcuna macchia di sangue e la partoriente non ha sentito dolore alcuno. Ha concepito vergine, vergine ha generato e vergine è rimasta».
[4] All'udire questa voce, Salome disse: «Permetti che ti tocchi e sperimenti se è vero quanto disse Zelomi». Dopo che la beata Maria concesse di lasciarsi toccare, Salome mise la sua mano. Ma quando ritrasse la mano che aveva toccato, la mano inaridì e per il grande dolore incominciò a piangere e ad angustiarsi disperatamente gridando: «Signore Dio, tu sai che io ti ho temuto sempre, e ho curato i poveri senza ricompensa, non ho mai preso nulla dalle vedove e dall'orfano, e il bisognoso non l'ho mai lasciato andare via da me a mani vuote. Ma ora eccomi diventata miserabile a motivo della mia incredulità, perché volli, senza motivo, provare la tua vergine». [5] Mentre così parlava apparve a fianco di lei un giovane di grande splendore, e le disse: «Avvicinati al bambino, adoralo, toccalo con la tua mano ed egli ti salverà: egli infatti è il Salvatore del mondo e di tutti coloro che in lui sperano». Subito lei si avvicinò al bambino e, adorandolo, toccò un lembo dei panni nei quali era avvolto, e subito la sua mano guarì. Uscendo fuori incominciò a gridare le cose mirabili che aveva visto e sperimentato, e come era stata guarita; molti credettero a causa della sua predicazione.
 

Nella Legenda aurea, Jacopo da Varagine rifonde quanto si ricava dai vangeli apocrifi, in particolare appunto dal Protovangelo di Giacomo e lo Pseudo-Matteo:

Perché essendo venuto appresso del tempo del parturire, benché Ioseph non dubitasse Dio dovere nascere de la Vergine, nientedimeno facendo la consuetudine de la patria, chiamò le obstetrice che appresso de noi se chiamano commare. E furono due: l’una se chiamava Zebel, e l’altra Solome. Zebel dunque considerando e con diligentia ricercando e ritrovandola esser vergine grandemente exclamò havere una vergine parturito. Ma Solome non credendo questo e volendo attentar se così era con le mane sue, incontinente li si atrasseno le mane. Ma per el comandamento de l’angelo che gli apparve, disse: «toccate el bambino nato Iesù, immantinente riceverete la sanità» (la versione è tratta da un volgarizzamento della Legenda aurea: Jacopo da Varazze, Legendario de sancti vulgare hystoriado, Venezia, Bartolomeo Zani, 1503, c. 16r.)
 

La levatrice incredula nell'iconografia cristiana della Natività

Il Protovangelo di Giacomo (il più antico fra i vangeli apocrifi, composto in lingua greca probabilmente verso il 140-170 d. C.), pur non essendo dunque incluso in alcun canone biblico, è quello che tuttavia ha esercitato la maggiore influenza sulla teologia e sull'arte, sia in Oriente che in Occidente. Molte delle "informazioni" in esso contenute sono state sostanzialmente accettate e assunte dalla tradizione cristiana "ufficiale" (la raffigurazione di Giuseppe come un uomo anziano; le notizie sulla vita di Maria e dei suoi genitori Anna e Gioacchino; la tradizione che vuole la nascita di Cristo in una grotta; la tesi della verginità di Maria, prima, durante e dopo la nascita di Gesù[5]...) e i suoi temi sono spesso riecheggiati nell'iconografia cristiana.

L'immagine della levatrice incredula, in particolare, si può ritrovare in una scultura nel ciborio di San Marco a Venezia che mostra Salomè nella nicchia centrale, in ginocchio, mentre porge la mano malata e guarda con fare supplice il bambinello; in uno dei più noti tra gli affreschi di Giotto della cappella degli Scrovegni di Padova nel quale Salomè è accanto alla Vergine che sta sollevando il bimbo in fasce perché lei possa toccarlo; nella già citata Natività di Lorenzo Lotto; nella pala dell'Adorazione dei pastori di Pietro Paolo Rubens conservata alla pinacoteca di Fermo che raffigura la levatrice come una vecchia velata di bianco che mostra le mani colpevoli alla Madonna invocando la guarigione (ultima volta, e siamo all'inizio del Seicento, che l'arte sacra riproduce il miracolo della levatrice che dubitò del prodigio) ...

L'apporto di Guerrino Lovato sta principalmente nel proporre i numerosi casi di individuazione di questo particolare evento che finora la critica d'arte ufficiale non aveva segnalato. Nel libro sono riportati una cinquantina di esempi e molti di essi sono rilevazioni del tutto inedite.

NOTE

  1. [] L'intero passo, noto come «l'incredulità di Tommaso» (Gv 20,19-31), così recita:
    La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco.
    E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
    Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
     
  2. [] Il titolo è conio dell'umanista francese Guillaume Postel nel XVI secolo: proto ("primo", in greco) vangelo, in quanto tratta eventi accaduti prima di quelli narrati dai quattro vangeli canonici. Espande i racconti dell'infanzia di Gesù contenuti nel Vangelo secondo Matteo e nel Vangelo secondo Luca, fino a presentare un'esposizione della nascita e dell'educazione di Maria, per poi rielaborare le narrazioni canoniche sulla natività di Gesù. Si tratta del più antico testo cristiano che sostenga la verginità di Maria non solo prima, ma durante e dopo la nascita di Gesù.
    L'opera è concordemente ritenuta pseudoepigrafa, cioè attribuita a un autore non responsabile della stesura del testo in questione. L'attribuzione a Giacomo il Giusto, "fratello" di Gesù, servirebbe per valorizzare il testo; ma Giacomo (nato attorno al 5 d.C.), fervente ebreo e capo della Chiesa di Gerusalemme dopo la morte di Gesù, sarebbe vissuto fino al 62 d. C., mentre l'opera viene datata generalmente tra il 140 e il 170 ed è scritta in greco.
    Quest'opera fu ampiamente distribuita, come attestano quasi centoquaranta manoscritti in greco che esistono ancora oggi; e la sua antichità, come il numero di citazioni che ne sono state fatte nei primi secoli del cristianesimo, suggerisce che il suo valore teologico era - almeno al momento della sua scrittura - considerevole quanto quello dei vangeli che erano diventati canonici, all'epoca della scrittura, come altri antichi apocrifi.
    Il Protovangelo di Giacomo forse non è del tutto ignoto, ai nostri giorni, perché fu utilizzato da Fabrizio De André per scrivere i brani contenuti nell'opera teatrale/musicale "La Buona Novella". | Testo del Protovangelo di Giacomo | Leggi pdf
     
  3. [] L'apocrifo Vangelo dello pseudo-Matteo, così chiamato per distinguerlo dall'omoepigrafo canonico Vangelo secondo Matteo, è scritto in latino e databile VIII-IX secolo. Viene chiamato anche Vangelo dell'infanzia di Matteo o con la dicitura medievale Libro sulla nascita della Beata Vergine e sull'infanzia del Salvatore, che ne descrive il contenuto. Il Vangelo dello pseudo-Matteo è poco più che un riadattamento del materiale contenuto nel Protovangelo di Giacomo e nel Vangelo dell'infanzia di Tommaso, opere entrambe databili al II secolo | Testo del Vangelo dello pseudo Matteo | Leggi pdf
     
  4. [Jacopo da Varazze (o da Varagine), frate domenicano e vescovo di Genova, compilò nella seconda metà del XIII secolo una raccolta di agiografie (biografie di santi) in forma di "santorale" organizzato secondo l'anno liturgico, intercalate da capitoli dedicati alle principali feste della tradizione cristiana. Nei manoscritti più antichi il titolo dell'opera era Legende sanctorum, ma quello vulgato è Legenda Aurea, latinamente, da non italianizzare per assonanza in "Leggenda Aurea", che comporta un evidente slittamento di significato.
    Il testo è stato un caposaldo della letteratura cristiana, al quale si sono riferiti molti artisti, soprattutto del Medioevo e del Rinascimento, per illustrare la storia sacra (basti ricordare Giotto per la Cappella degli Scrovegni o Piero della Francesca per le Storie della Vera Croce), e costituisce ancora oggi un riferimento indispensabile per interpretare la simbologia e l'iconografia inserite in opere pittoriche di contenuto religioso.
    Nella dimensione della Legenda Aurea, la vicenda storica è interpretata in chiave escatologica, cioè inserita nel piano salvifico che Dio ha predisposto dall'eternità e per l'eternità. Jacques Le Goff indica l'originalità dell'opera appunto in questa capacità - propria solo del cristianesimo - di «strutturare e sacralizzare il tempo della vita umana per condurre l'umanità alla salvezza» (Il tempo sacro dell'uomo, Laterza, Bari, 2012), cioè intrecciare il tempo liturgico (ciclo annuale) con quello lineare della successione dei santi (tempo santorale, in quanto i santi stessi diventano marcatori del tempo) e con quello escatologico, nel quale l'umanità si dirige verso il Giudizio Universale (cfr. Jacques Le Goff, Legenda aurea, vero best seller, Avvenire», 20/11/2011, p. 7 | disal.it/Le-Goff-Biografie-Santi | Leggi pdf).
    Il testo originale latino si può leggere in Internet Archive:
     
    • [1846] Jacopo da Varazze, Jacobi a Voragine Legenda aurea vulgo Historia lombardica dicta ad optimorum librorum fidem, Recensuit Dr. Th. Graesse potentissimi Regis Saxoniae Bibliothecarius, Impensis librariae Arnoldianae, Dresdae & Lipsiae, MDCCCXLVI (1846) | ia801608.us.archive.org | Leggi pdf
    • [1850] Jacopo da Varazze, Jacobi a Voragine Legenda aurea vulgo Historia lombardica dicta ad optimorum librorum fidem, Recensuit Dr. Th. Graesse potentissimi Regis Saxoniae Bibliothecarius, Editio Secunda, Impensis librariae Arnoldianae, Lipsiae, MDCCCL (1850) | ia802800.us.archive.org | Leggi pdf
    • [2001] Legenda Aurea: iconografia religiosa nelle miniature della Biblioteca Estense Universitaria, Il Bulino - Edizioni d'arte, Modena, 2001 | bibliotecaestense.beniculturali.it | Leggi pdf
    • [2019] (Jacopo da Varagine), La natività nella Legenda Aurea, Introduzione di Gianfranco Ravasi, Paoline Editoriale Libri, 2019 | Questo volume raccoglie i testi che hanno particolare relazione con il Natale (La natività di Maria, La nascita del Battista, L'Annunciazione, La natività di Gesù, l'Epifania, I Santi Innocenti), corredati di immagini tratte dal patrimonio artistico medioevale e rinascimentale.
       
  5. [Ha concepito vergine, vergine ha generato e vergine è rimasta»: è un'espressione questa dello Pseudo-Matteo che echeggia quasi letteralmente la credenza sulla perfetta e perenne verginità della Madre di Dio «ante partum, in partu et perpetuo post partum» (prima del parto, durante il parto, dopo il parto), ricorrente fin dai primi secoli di affermazione del cristianesimo. Fondata sul sensus fidelium, ossia il consenso ecclesiale costante (semper), universale (ubique), generale (ab omnibus) delle comunità di pastori e fedeli, fu proclamata ed esaltata anche da papi e concili: S. Siricio papa (392), S. Leone Magno (449), Concilio II di Costantinopoli (553), Concilio Laterano I (649) sotto Papa Martino, Papa Paolo IV (1555)…
    Da Agostino stesso (Sermo 186, Natale del Signore, 1) Maria è detta «Concipiens virgo, pariens virgo, virgo gravida, virgo feta, virgo perpetua» (Vergine nel concepirlo, vergine nel generarlo, vergine nel portarlo in grembo, vergine dopo averlo partorito, vergine per sempre).
    Sui termini contemporanei della vexata quaestio, si può vedere almeno il discorso di Giovanni Paolo II a conclusione del Convegno di studi sul Concilio di Capua, 24 maggio 1992 (Sulla verginità della Madre di Dio | paginecattoliche.it/Sulla-verginit-della-Madre-di-Dio), e il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 495-507 | vatican.va/archive/catechism_it/p122a3p2_it.htm
     

La Natività di Giotto

Giotto, Natività (Inserito tra le Storie di Cristo, sulla parete destra della Cappella degli Scrovegni)

Le ostetriche Zelemi e Salomè nella Natività di Robert Campin

Fra le interpretazioni più significative dell’episodio, si ricorda la Natività del 1425 del pittore fiammingo Robert Campin (1375-1444), noto anche come "Maestro di Flémalle" o "Maestro di Mérode".

 
Robet Campin (1375-1444), Natività, 1425
 

La scena della Natività illustrata da Campin si articola attraverso tre momenti diversi: la Natività vera e propria, l’Adorazione dei pastori e la vicenda della levatrice incredula. Le scritte sui tre cartigli ricordano i vari momenti dell’episodio.
Lo stupore per l’evento miracoloso della prima levatrice accorsa è ricordato dalla scritta: «Virgo peperit filium», una vergine ha partorito un figlio.
L’incredulità di Salomè, che vorrebbe verificare la verginità di Maria, dalla scritta: «Nullum credam quin probavero», crederò solo a quello che avrò toccato.
Il suggerimento dall’angelo per essere risanata dalla scritta: «Tange puerum et sanaberis», prendi in braccio il bambino e sarai guarita.
Sul sacro evento, seminascosto sullo sfondo, tuttavia ben visibile («caratteristica tipica della pittura fiamminga quattrocentesca, che qui ben traduce la complessa simbologia della luce del Protovangelo di Giacomo» ← letteraturaalfemminile.it), s’affaccia il sole nascente, emblema di Cristo, il "nuovo Sole" della Giustizia e della Verità.

 
The_Nativity_Robert_Campin

La Natività di Lorenzo Lotto

Lorenzo Lotto - Natività

Pietro Paolo Rubens, Adorazione dei pastori (1608)

La Vergine mostra il suo bambino ai pastori. Alle sue spalle sta San Giuseppe e a sinistra della composizione due figure maschili e due figure femminili. La figura femminile anziana è identificabile come la levatrice incredula del protovangelo di Giacomo, nell’atto di alzare al cielo le mani sanate. Un turbinio di quattro angeli sorregge un cartiglio con l’annuncio della nascita del Salvatore.

 
Pietro Paolo Rubens, Adorazione dei pastori (1608), Pinacoteca civica di Fermo
 

Presentazioni del libro di Guerrino Lovato [Video]


Misteri della natività nell'arte - La Levatrice Incredula - Guerrino Lovato - TV2000
 
 
Guerrino Lovato a Piacenza con "La levatrice incredula"
 
 
Bruna Milani presenta Guerrino Lovato
 
 
Enigmi d'Arte - La levatrice incredula
 

Riferimenti bibliografici / sitografici